"No ai prelievi ridotti di acqua A rischio il primo raccolto dei campi"

Lo ha deciso il Tavolo regionale per l’utilizzo idrico in agricoltura dopo la richiesta dell’Autorità Distrettuale del fiume Po

Migration

di Federica Pacella

No alla riduzione dei prelievi idrici per l’agricoltura: vanificherebbe gli sforzi messi in atto per salvare il primo raccolto, senza risolvere il problema del cuneo salino del Po.

Questa la decisione arrivata dal Tavolo regionale per l’utilizzo idrico in agricoltura alla richiesta arrivata dall’Autorità Distrettuale del fiume Po-Ministero della Transizione Ecologica, che, per assicurare l’uso idropotabile di Ferrara, Ravenna e Rovigo, e per contrastare la risalita del cuneo salino (già a 30 km) ha invitato la Regione a ridurre del 20% dei prelievi irrigui rispetto ai valori medi dell’ultima settimana e aumentare del 20% i rilasci dai laghi Maggiore, Como, Iseo, Idro e Garda.

"Nella nostra regione la priorità è salvare il primo raccolto – commenta Alessandro Folli, presidente ANBI Lombardia, presente al Tavolo – e per non vanificare l’irrigazione delle scorse settimane, resa possibile sino ad oggi anche grazie a severe scelte di razionamento (turni ridotti, turnazione rogge derivate), è necessario continuare a poter disporre almeno delle attuali portate dai fiumi, nonostante siano state fin qui largamente inferiori alle necessità delle colture".

Un indirizzo pienamente condiviso dalla giunta lombarda, rappresentata al Tavolo da Massimo Sertori (assessore enti locali e montagna), Fabio Rolfi (agricoltura), Raffaele Cattaneo (ambiente) e Pietro Foroni (territorio e protezione civile).

"Rispetto alla proposta dell’autorità di bacino di riservare il 30% dell’acqua lombarda a uso irriguo per far fronte al cuneo salino - dichiara Rolfi – ribadiamo la necessità che questo venga fatto tenendo conto delle esigenze degli agricoltori lombardi.

Il primo raccolto va assolutamente salvato come livello minimo per quest’anno. I rilasci verso il Po devono essere compensati da rilasci dagli invasi alpini necessari per garantire l’irrigazione alla Lombardia, o rischiamo un sacrificio che non risolve il problema del Po e compromette ulteriormente la tenuta delle nostre aziende agricole".

Intanto, è arrivato il nulla osta dalla Provincia Autonoma di Trento per rilasciare dagli invasi dell’Alto Chiese una quota della riserva strategica di potenza, fino a circa 5 milioni di metri cubi d’acqua da oggi, per garantire volumi d’acqua per l’irrigazione. "È massimo - conclude Sertori - l’impegno degli operatori idroelettrici nel garantire rilasci di acqua dagli invasi montani a beneficio dei bacini di Adda, Oglio, Brembo e Serio".