
La ricarica dei cellulari con un generatore portato da un volontario
Como, 14 agosto 2016 – “Noi siamo persone originarie di diversi continenti e di diversi stati. Proveniamo da diversi trascorsi e gruppi religiosi e etnici…. Però siamo tutti qui: siamo semplicemente rifugiati”. I migranti provenienti dal Corno d’Africa, che hanno eletto la stazione di San Giovanni a quartier generale da oltre un mese e mezzo, hanno scritto una lunga lettera alla città di Como, affissa sui muri in vari punti della stazione, e resa pubblica. “Abbiamo dovuto abbandonare i nostri paesi – spiegano - perché i nostri diritti umani sono stati violati o perché perseguitati. Per arrivare in Europa abbiamo dovuto attraversare situazioni orribili, attraversare deserti, montagne, foreste, strade e nelle prigioni e infine attraversare il Mar Mediterraneo. Abbiamo perso molti amici, parenti, persone care, bravi uomini e brave donne, bambini innocenti. Abbiamo dovuto sanguinare, morire di fame, sopportare il dolore e molte notti insonni. Per questo stiamo ancora soffrendo: tanto dolore, incubi, perdite e ricordi tristi. Comunque lo abbiamo fatto anche se non è stato per nulla semplice”.
Poi l’arrivo in Europa, partendo dall’Italia, primo Paese in cui sono approdati. “In Europa abbiamo iniziato il viaggio per ricongiungerci con i nostri familiari e parenti, compagni – prosegue la lettera - Questo è diventato un obiettivo difficile perché presto abbiamo scoperto che non ci è possibile muoverci liberamente". Poi la risalita lungo lo Stivale e quindi: "Ora siamo bloccati al confine svizzero. Ogni volta che proviamo a oltrepassarlo la Polizia ci respinge. I giorni diventano settimane e le settimane mesi. Stiamo iniziando a perdere speranza e pazienza, diventiamo delusi, preoccupati e, talvolta, nervosi. Quando siamo arrivati qui pensavano che i nostri incubi fossero superati ed il nostro dolore finito. Non è andata così. Qui, sul confine svizzero, continuiamo a soffrire e non sappiamo ancora quanto durerà questa situazione. Noi non siamo animali, siamo esseri umani e chiediamo di essere rispettati. Abbiamo provato tanto a superare il confine con bus, treni, passando per il bosco, ma le guardie ci hanno sempre fermato e trattato come bestie”.
Da parte loro, arriva anche la conferma che la polizia svizzera impone ai migranti perquisizioni: “Durante i controlli veniamo costantemente sottoposti a umiliazioni, costretti a svestirci, senza separazione di genere. Ci hanno tenuti in piccole stanze per più di un giorno senza cibo né acqua né alcun supporto legale. Infine, ci hanno rispedito nel sud Italia, separando famiglie e amici e rendendo le nostre vite più difficili. Ci sta a cuore che queste pratiche che violano la nostra dignità giungano all’attenzione di tutti in modo che chi arriverà dopo di noi non debba subire lo stesso trattamento. Ci chiediamo perché il tentativo di oltrepassare il confine venga criminalizzato mentre sia prassi comune che vengano sistematicamente violati i diritti umani. Chiediamo un corridoio umanitario per passare legalmente la frontiera e ricongiungerci con famiglie e amici così da avere la possibilità di costruirci un futuro dignitoso”. Concludono con la firma: Donne, uomini, ragazze ragazzi del parco della stazione di Como San Giovanni