Lecco, "La provincia continua a essere una lavatrice di denaro sporco"

Il commento di Paolo Chiandotto, 65 anni, ex comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Lecco, che ha trascorso la carriera a incastrare e dare la caccia a Franco Coco Trovato

Paolo Chiandotto

Paolo Chiandotto

Lecco, 12 agosto 2017 - «La provincia di Lecco è una lavatrice di denaro sporco. La chiusura dell’altro giorno del ristorante “Cadorna”, ex “Chakra”, sul lungolago per il sospetto di infiltrazioni mafiose è l’ennesima conferma che gli ‘ndranghetisti controllano ancora il territorio». Parole pesanti, ma a pronunciarle è Paolo Chiandotto, 65 anni, ex comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Lecco, che ha trascorso la carriera a incastrare e dare la caccia a Franco Coco Trovato, il capi dei capi della Picciotteria lombarda, adesso 70enne, catturato nel 1992, quando parlare di criminalità organizzata al nord era tabù. 

Se il boss è finito dentro ed è stato condannato a quattro ergastoli è anche e soprattutto merito suo e di un manipolo di colleghi, i quali, tra un’indagine per rapina, estorsione, furto, droga e l’altra, hanno compreso e svelato per primi che il Lario era ed è una sorta di enclave della Calabria. Non esistevano computer e i dati non si potevano incrociare con un semplice click di mouse, bisognava battere a tappeto i paesi, attaccarsi al telefono, conoscere tutti e tutto. Sono trascorsi cinque lustri da quando il fortino di Wall street è stato espugnato, eppure nulla sembra sia cambiato. «I cognomi sono sempre gli stessi: Coco, Trovato, De Luca, Marinaro, De Stefano... in un intreccio di relazioni familiari e parentele». E pure i metodi sono i medesimi. «Non vogliono problemi per non attirare l’attenzione, a loro interessano le attività commerciali per ripulire i soldi di spaccio, pizzo, armi e altri traffici illegali». 

La ristorazione è il settore più adatto, si possono battere scontrini fasulli, far figurare spese fittizie, installare videopoker. L’elenco dei locali è lungo:  La Tartaruga, Il Giglio, Il Portico di Airuno, Il Ponte Vecchio, il K2, Marlene, il Petit cafè, lo 046, naturalmente Wall Street, The Village e molti altri ancora. «Non si trovano solo a Lecco – prosegue il maresciallo in congedo -. Sono ovunque: Olginate, Calolziocorte, Olgiate Molgora...». Le indagini I fiori di San Vito, Oversize, Crimine, Tenacia, Infinito, Metastasi, Briantenopea, Insubria, Wall street stessa allora non sono servite a nulla? «Sono servite, ma non bastano. Occorrono più investigatori, più operatori delle forze dell’ordine, specialmente della Finanza, più controlli. Bisogna continuare a fare quello che abbiamo cominciato a fare noi. Soprattutto occorre un cambio di cultura, innanzitutto per accettare che a Lecco la ‘ndrangheta esiste, lavora, è più presente che mai, poi per comprendere che bere un caffè o mangiare una pizza in uno dei loro bar o ristoranti è un segno di sudditanza».