Lotta ai tumori pediatrici Una ricerca apre spiragli

Coordinata da Massimino e De Cecco all’istituto di via Venezian: può attenuare l’invasività delle terapie e aiutare nel trovare una cura al Dipg, neoplasia cerebrale

MILANO

di Giambattista Anastasio

Una ricerca coordinata dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – e finanziata dalle associazioni dei famigliari di pazienti ed ex pazienti – ha permesso di selezionare 13 microRNA associati alla progressione del glioma diffuso intrinseco del ponte (in breve, dall’inglese: DIPG), un tumore pediatrico, quindi raro per definizione, che colpisce la parte del cervello che controlla, in particolare, i riflessi, l’equilibrio e il respiro. Un tumore per il quale ad oggi non è stata ancora individuata una cura. La terapia che restituisce i maggiori risultati è la radioterapia ma nella grande maggioranza dei casi non è risolutiva.

Nel dettaglio, i bambini vittime dei tumori cerebrali sono ogni anno 350: "È come se in Europa ogni dodici mesi sparisse una scuola elementare" spiega Maura Massimino, primario di Oncologia Pediatrica dell’Istituto Nazionale dei Tumori e coordinatrice del team che ha condotto la ricerca sui microRNA insieme al biologo molecolare Loris DeCeccom, anch’egli del dipartimento di ricerca dell’Istituto di via Venezian. L’età media in cui si sviluppa è 7 anni. Il DIPG, tra le neoplasie che si propagano a livello cereberale, è parecchio aggressivo e si caratterizza per una rapida, rapidissima, progressione: sono una trentina i minori nei quali ogni anno si riscontra questo particolare tumore e la loro sopravvivenza media non va oltre i 12 mesi dal momento in cui il DIPG viene diagnosticato. Da qui lo spiraglio e la speranza che originano dall’esito della ricerca presentata ieri al Pirellone: detto con parole semplici, aver capito quali e quanti microRNA sono associati ad un determinato stadio di progressione della malattia consente di prevedere quali pazienti siano ad alto rischio di ricaduta e quali a basso rischio. Una consapevolezza che in un questa fase "consentirà – spiega De Cecco – di calibrare l’invasività delle terapie e quindi di risparmiare al paziente sofferenze inutili". "La speranza, però, è che domani – spiega a sua volta Massimino – si possa riuscire ad aggredire questi microRNA, a farli diventare dei bersagli, dei target".

La loro individuazione, intanto, è stata possibile grazie alla biopsia liquida, quindi grazie ai prelievi di sangue e allo studio dell’acido nucleico, presente proprio nel sangue umano. I pazienti coinvolti nella ricerca sono stati 55 – per l’esattezza 29 maschi e 26 femmine – con un’età media di 7 anni. Il primo obiettivo è riuscire a trasformare, in breve tempo, la biopsia liquida da tecnologia sperimentale a diagnosi standard. L’indagine è iniziata tra il 2013 e il 2014. Decisivi, come detto, i fondi raccolti dalle associazioni dei pazienti e degli ex pazienti nonché dall’attivissimo Comitato Genitori del Reparto di Pediatria Oncologica di via Venezian.

Un ulteriore step è già tracciato ed è muovere all’individuazione dei batteri – tra quelli che compongono il microbioma intestinale – presenti nei pazienti che rispondono meglio di altri alle terapie. Una volta individuati questi, se ne può stimolare l’attività attraverso un regime alimentare ad hoc, quindi, di nuovo, attraverso una strategia non invasiva, e rendere più sensibile agli effetti delle terapie un maggior numero di pazienti. Questo può accadere per il nesso, dimostrato da tempo, tra il sistema nervoso centrale, colpito dal glioma diffuso intrinseco del ponte, e l’intestino. "La nuova frontiera è lo studio delle alterazioni del microbioma intestinale" conferma Giovanni Apolone, Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori, mentre Francesca Brianza, vicepresidente del Consiglio regionale, sottolinea come "una ricerca estremamente innovativa sia stata frutto di un Istituto di ricerca pubblico e lombardo".