Roberto Canali
Cronaca

Lo spazzino dello spazio è made in Lario

Piace all'Agenzia spaziale Europe l'idea nata a ComoNext: recupererà i satelliti fuori uso in orbita. "Portiamo nello spazio il concetto di sostenibilità"

L'idea nata a ComoNext

Lomazzo (Como), 17 marzo 2015 - Ha conquistato l’Agenzia Spaziale Europea lo spazzino spaziale made in Lario, D-Orbit, la tecnologia capace di riportare a terra i satelliti ormai fuori uso in orbita che ha un cuore e soprattutto una mente nei laboratori di ComoNext all’interno dell’ex-cotonificio Somaini di Lomazzo. Oggi e domani i vertici dell’azienda saranno presenti ad Estec, in Olanda, dove ha sede l’agenzia Spaziale Europea per partecipare a una serie di presentazioni e conferenze sulla possibilità di ripulire lo spazio orbitale intorno alla Terra.

«La due giorni organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea intende essere un forum di discussione tra gli scienziati e gli addetti al settore che si interrogheranno sulla possibilità di rendere più sicuro lo spazio orbitale attorno al nostro Pianeta – spiegano i ricercatori di D-Orbit – La presenza di sonde e satelliti ormai fuori uso minaccia il progresso scientifico e le future missioni nello spazio». Così dall’Olanda hanno chiamato come esperti di questa innovativa tecnologia i ricercatori di D-Orbit, che nei mesi scorsi hanno lanciato nello spazio un loro prototipo, decollato da una base russa. E’ grazie a questo piccolo robot che l’azienda si è classificata tra le 100 imprese più innovative al mondo, grazie all’intuizione geniale del so fondatore, Luca Rossettini, che dal nulla è già riuscito a dare lavoro a 15 dipendenti.

Un’avventura nel mondo della ricerca che ha saputo bruciare le tappe: nel 2012 è stato realizzato il primo dimostratore del motore, esaminato con successo in Germania, nel 2013 da Yasny nella regione russa dell'Orenburg è stato lanciato il primo prototipo. Quest’anno verrà lanciato nello spazio il primo satellite con il dispositivo di rientro a bordo. «Vogliamo portare nello spazio il concetto di sostenibilità – spiega il fondatore, Luca Rossettini – per liberare i cieli dall’ingombrante presenza di rifiuti spaziali, detriti che cadono ogni giorno sulla terra con pericolo di contaminare non solo l’atmosfera, ma anche il suolo. I satelliti non più attivi che vagano senza meta perché hanno fallito il loro rientro sulla terra o perché non erano stati programmati per questo, sono migliaia.

Ogni anno ne lanciamo una media di 100 e i numerosi programmi per il loro recupero a fine vita possono interessare circa 10 satelliti all’anno, poca cosa se vogliamo ripulire i cieli. L’idea base di D-Orbit invece è quella di installare nel satellite in partenza un dispositivo che preveda il rientro guidato e sicuro alla fine vita del satellite.