
Alcuni dei tecnici che fanno parte del progetto
Lomazzo (Como), 24 maggio 2016 - Spazzini e felici di esserlo i giovani scienziati di D-Orbit che le loro pulizie hanno decise di farle nello spazio, per rottamare in assoluta sicurezza i satelli ormai fuori uso anche se tuttora presenti in orbita. Un’idea talmente geniale quella nata nell’ex-cotonificio di Lomazzo, oggi trasformato in incubatore per imprese ad alto valore tecnologico, da fargli vincere premi in tutto il mondo e meritarsi, dopo l’attenzione di ESA e NASA anche un cospicuo accordo commerciale con Airbus Defence and Space, un progetto dell’Unione Europea per ripulire lo spazio. Il piano è nato per minimizzare il rischio di collisione tra i veicoli spaziali e resti di vecchi satelliti che continuano a girare attorno al pianeta.
E qui entrano in scena i ragazzi di D-Orbit, che l’anno scorso hanno fatto il loro debutto nello spazio con un prototipo, decollato da una base russa, in grado di agganciare i satelliti obsoleti e modificare la loro orbita fino a farli precipitare a terra, naturalmente in lande desolate o in mezzo all’oceano dove non possono scontrarsi con alcunché. Grazie al piccolo robot pilotato da terra, come un drone, l’azienda si è classificata tra le 100 imprese più innovative al mondo, grazie all’intuizione geniale del suo fondatore, Luca Rossettini, che dal nulla è già riuscito a dare lavoro a 15 dipendenti.
«Siamo estremamente orgogliosi di far parte del team di TeSeR - spiega il numero uno dell’azienda - Airbus ha saputo costruire un team fantastico, mostrando grande intuizione nel prevedere che la soluzione a una problematica sociale ed ambientale come l’accumulo incontrollato di detriti spaziali possa costituire di fatto, anche un’incredibile opportunità di business». Un’avventura nel mondo della ricerca che ha saputo bruciare le tappe: nel 2012 è stato realizzato il primo dimostratore del motore, esaminato con successo in Germania, nel 2013 da Yasny nella regione russa dell’Orenburg è stato lanciato il primo prototipo. «Vogliamo portare nello spazio il concetto di sostenibilità – spiega il fondatore, Luca Rossettini – per liberare i cieli dall’ingombrante presenza di rifiuti spaziali, detriti che cadono ogni giorno sulla terra con pericolo di contaminare non solo l’atmosfera, ma anche il suolo. I satelliti non più attivi che vagano senza meta perché hanno fallito il loro rientro sulla terra o perché non erano stati programmati per questo, sono migliaia».