Giro di vite anti-Covid alla frontiera elvetica

Due proposte che adesso i Cantoni devono vagliare. Esclusi tuttavia i frontalieri. già controllati sul lavoro

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La Svizzera per difendersi dal Covid, tenendo conto del fatto che la sua popolazione ha un tasso di vaccinazione più basso rispetto ai Paesi dell’Ue, ha deciso di imporre un giro di vite sugli accessi ai confini che entrerà in vigore a partire da lunedì.

Il Consiglio federale ha lavorato a due proposte che adesso dovranno essere vagliate dai singoli cantoni: la prima prevede che le persone non vaccinate e non guarite dal Covid possano entrare in Svizzera solo dopo aver presentato un tampone negativo. Una volta entrati, dopo una settimana dovranno sottoporsi a proprie spese a un secondo tampone. La seconda ipotesi prevede, oltre alla presentazione di un tampone negativo all’ingresso in Svizzera per tutti i turisti, anche la necessità di sottoporsi a un periodo di quarantena di almeno una decina di giorni. L’isolamento preventivo si potrà ridurre a una settimana, ma solamente dopo essersi sottoposti a un nuovo tampone. Chi entra in territorio svizzero dovrà inoltre compilare online il Passenger Locator Form, un documento online già introdotto l’inverno scorso, tramite il quale è possibile autodenunciare la propria presenza così da consentire alle autorità sanitarie in caso di necessità di ricostruire gli spostamenti.

Sono esclusi da queste misure restrittive i frontalieri, nella maggior parte dei casi già vaccinati e comunque sottoposti a controlli sul posto di lavoro; i bambini sotto i 16 anni; i passeggeri in transito e gli autotrasportatori che attraversano la Svizzera. Nella Confederazione Elvetica, come già accade in Italia, a partire da lunedì sarà esteso l’obbligo di Green pass per accedere ai ristoranti, entrare nei musei o nei teatri e più in generale partecipare agli eventi al chiuso.

Roberto Canali