Morto Gianni Clerici, il signore del tennis: aveva 91 anni

Dopo una carriera da giocatore professionista e ottimo doppista negli anni '40 e '50 ha iniziato a scrivere. Per 32 anni ha collaborato con Il Giorno. E' considerato uno dei più grandi conoscitori della storia del tennis

Gianni Clerici e un suo articolo sul Giorno

Gianni Clerici e un suo articolo sul Giorno

Bellagio (Como), 6 giugno 2022 - E' morto a 91 anni Gianni Clerici, giocatore di tennis, scrittore e grande giornalista, Clerici è deceduto oggi a Bellagio, sua città natale. Lo conferma tra gli altri Repubblica, giornale con il quale ha collaborato fino a quando ha potuto, raccontando il tennis con uno stile inimitabile. Clerici è stato inserito nel 2006 nella International Tennis Hall of Fame, secondo italiano della storia dopo Nicola Pietrangeli (nel 1986). E' considerato uno dei più grandi conoscitori della storia del tennis. Il suo libro "500 anni di tennis", è una bibbia del settore, ed è stato tradotto in Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Spagna. Clerici era celebre anche per telecronache in coppia con Rino Tommasi.

Chi era

Una carriera memorabile quella del giornalista comasco. Nato nel 1930, è stato anche giocatore con risultati non eclatanti. Nel 1953 la sua unica partecipazione a Wimbledon: raggiunse Church Road dopo un lungo viaggio in macchina e venne sconfitto subito al primo turno. Nel corso della sua attività tennistica, Clerici ha vinto due titoli nazionali juniores di doppio con Fausto Gardini (1947 e 1948) e sempre da juniores ha raggiunto la finale del singolare nel 1950. Sempre nel 1950 ha conquistato la "Coppa de Galea" a Vichy, bissando tale successo nel 1952 al "Monte Carlo New Eve Tournament". Come singolarista ha partecipato ai tornei di Wimbledon (1953) e Roland Garros (1954), fermandosi sempre al primo turno. Dopo una carriera da giocatore professionista e ottimo doppista negli anni '40 e '50 (ha partecipato a Wimbledon nel 1953 e al Roland Garros 1954), ha cominciato a scrivere di sport per varie testate.

La carriera da giornalista e scrittore

Italo Calvino definì Gianni Clerici "uno scrittore imprestato allo sport". Negli anni Cinquanta ha già iniziato a scrivere sulla Gazzetta dello Sport (dal 1951 al 1954), nel 1954 con Sport Giallo e Il Mondo. Poi nel 1956 la grande occasione sul Giorno come editorialista e inviato, in una redazione sportiva di livello assoluto con Gianni Brera come caporedattore. Dal 1988 ha poi iniziato a collaborare con Repubblica. Famose poi le telecronache, su Telecapodistria, poi Tele+ e infine Sky Sport, spesso in coppia con Rino Tommasi. Ha scritto di tutti i grandi campioni: da Tilden fino all'epoca di Federer, Nadal e Djokovic. Ha firmato i grandi 'classici' dedicati allo sport della racchetta: Il tennis facile (1972), 500 anni di tennis (1972, uscito poi in una nuova edizione nel 2007), la biografia Divina. Suzanne Wengen, la più grande tennista del XX secolo (2002), Gianni Clerici agli Internazionali d'Italia. Cronache dello scriba 1930-2010 (2010) e Wimbledon. Sessant'anni di storia del più importante torneo del mondo (2013). Ma è autore anche di testi narrativi (la trilogia I gesti bianchi, 1995; la raccolta di racconti Una notte con la Gioconda, 2008; i romanzi Australia felix, 2012, e 2084. La dittatura delle donne, 2020), di raccolte poetiche (Postumo in vita, 2005; Il suono del colore, 2011) e saggi storici (Mussolini. L'ultima notte, 2007). Nel 2010 Veronica Lavenia e Piero Pardini hanno pubblicato la sua biografia, dal titolo "Il cantastorie instancabile. Gianni Clerici lo scrittore, il poeta il giornalista".

Le frasi celebri 

Diverse le sue frasi divenute celebri, come l'espressione "erba battuta", coniata per sottolineare il rallentamento del fondo erboso di Wimbledon. Al tempo in cui non si utilizzava ancora l'"occhio di falco", coniò il termine "semiriga" per indicare l'impossibilità di stabilire con certezza se la pallina fosse dentro o fuori. Ha coniato anche l'espressione "Doppio errore", preferendolo al "doppio fallo" in relazione all'origine del nome nell'antica Grecia dell'organo genitale maschile (fallo). Rino Tommasi, che lo aveva ribattezzato "Dottor Divago" per la sua nota passione per la divagazione, ha scritto di lui: "Non sempre nelle sue cronache troverete il risultato dell'incontro, ma troverete sempre la spiegazione della vittoria di un giocatore sul proprio avversario.