Como, frontalieri al contrario: lavoro a Lugano, casa di proprietà in Italia

Sono sempre di più gli svizzeri che traslocano dal Ticino nel Belpaese dove il costo della vita è inferiore

Como, 20 febbraio - Ci sono i frontalieri, gli italiani che ogni giorno varcano il confine per andare a lavorare in Svizzera dove le paghe sono il doppio o anche il triplo, poi ci sono i frontalieri "al contrario" che sono svizzeri che lavorano nel proprio Paese ma hanno scelto di stabilirsi in Italia, anche loro lungo la fascia di confine, attirati dal sogno di una vita low cost. Se i primi sono alla ricerca del posto fisso e soprattutto di uno stipendio degno di questo nome che li affranchi dagli infiniti contratti a termine e i lavoretti tanto di moda nel Belpaese, i secondi ambiscono alla casa di proprietà che per uno svizzero è un sogno che si realizza quando va bene una volta che si è giunti all’anticamera della pensione.

Se i primi sono oltre 77mila nel solo Canton Ticino, che da anni è il primo datore di lavoro per i lombardi, i secondi sono appena 1.200, ma in Svizzera stanno parecchio facendo discutere, forse perché in un Paese che si è sempre considerato all’avanguardia per il suo welfare sapere che qualcuno fugge fa notizia. A fotografare il fenomeno ci ha pensato il meticolosissimo Ufficio di Statistica del Canton Ticino che ha seguito l’evoluzione del fenomeno dal 2013 al 2019, in attesa di poter aggiornare i dati nel periodo post-pandemia.Se nel 2013 i "frontalieri al contrario" erano 800 nel 2019 il loro numero è salito fino a quota 1.200 con l’aggiunta che chi ha deciso di lasciare il Canton Ticino per diventare frontaliere ha superato il numero di chi dall’estero ha deciso di trasferirsi a Lugano o Bellinzona. 

"Dare una spiegazione univoca non è semplice – spiega Francesco Giudici, responsabile del settore Società per l’Ufficio di statista elvetico – sicuramente incide il minor costo della vita in Italia, legato al fatto che chi vi si trasferisce non è più tenuto a pagare la cassa malati (l’assicurazione medica che in Svizzera è obbligatoria ndr). Poi c’è il desiderio di acquistare una casa che sicuramente oltreconfine è un’impresa più facile". Molti di coloro che scelgono di vivere nel nostro Paese sono stranieri che per qualche anno si sono trasferiti in Canton Ticino dopo aver trovato lavoro qui, ma si sono dovuti arrendere di fronte al costo della vita che è difficile da sostenere per chi non ha un buon lavoro. Se infatti gli stipendi formalmente sono il doppio o il triplo dell’Italia la vita in Svizzera è molto cara, a cominciare dai costi dell’affitto che difficilmente sono più bassi di 2mila franchi al mese per un appartamento, ai quali poi vanno aggiunte le spese per per le utenze, la spesa e anche il costo dell’auto.

Per le famiglie con figli a carico la spesa è ancora maggiore per questo in tanti negli ultimi anni hanno deciso di trasformarsi in frontalieri. Inutile dire che il fenomeno non è sfuggito neppure alle forze politiche, Lega dei Ticinesi su tutte, che negli ultimi anni non hanno risparmiato polemiche contro la concorrenza degli italiani che "rubano" il lavoro agli svizzeri e contribuiscono a mantenere bassi gli stipendi. "È chiaro che, con paghe sempre più italianizzate causa invasione da sud ma costi della vita svizzeri, vivere in Ticino diventerà un lusso per pochi – conclude Lorenzo Quadri, della Lega dei Ticinesi – Avanti di questo passo, se lo potrà permettere solo chi guadagna bene. Oppure chi è a carico dello Stato".