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Faloppio, sgozzò 44 pecore: condannato a due anni e mezzo

Settantenne di origini sarde davanti al giudice, a processo l'Enpa si è costituito parte civile

Un gregge

Faloppio (Como), 7 giugno 2017 - Un processo fortemente indiziario per l’uccisione di 44 pecore, ma giunto comunque a una sentenza di colpevolezza. Così ieri Antonio Corda, 70 anni, originario di Nuoro e residente a Faloppio, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di carcere. Il giudice monocratico di Como Valeria Costi, lo ha ritenuto responsabile dello sterminio di un intero gregge di pecore, trovate la mattina del 23 maggio 2011 dal proprietario, titolare di una azienda agricola a Faloppio, che non era riuscito a salvare nemmeno un animale. Erano state tutte sgozzate, o uccise con un colpo alla testa.

L’uomo aveva chiamato i carabinieri di Cantù, che avevano svolto una serie di rilievi alla ricerca di tracce lasciate da chi aveva compiuto quel gesto così violento e grave. Le indagini erano proseguite sentendo una serie di testimoni, oltre allo stesso allevatore. Ma nulla di certo era emerso da quegli accertamenti, tutt’altro che facili e svolti in un ambiente che era apparso poco collaborativo. Alla fine, l’unica persona a carico della quale erano emersi possibili motivi di rancore nei confronti del proprietario delle pecore uccise, era risultato Corda, finito a processo con l’accusa di maltrattamento di animali e uccisione di animali altrui. Nel processo si è costituito parte civile l’Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, attraverso l’avvocato Massimo Di Marco, che ha ottenuto un risarcimento di 2500 euro.

Il proprietario degli animali ha invece rinunciato a comparire e a chiedere un eventuale risarcimento di quell’ingentissimo danno subito ormai cinque anni fa. Un’accusa l’imputato ha sempre negato, soprattutto a fronte dei pochi elementi accusatori raccolti contro di lui. Il sostituto procuratore di Como Simone Pizzotti, che all’epoca aveva coordinato le indagini dei carabinieri, aveva chiesto l’archiviazione per mancanza di elementi concreti, ma il gip era stato di parere diverso, e aveva comunque mandato a processo Corda, ora difeso dall’avvocato Giuseppe Sassi. Tuttavia, nella sua richiesta di condanna, il pubblico ministero ha sottolineato in particolare un aspetto: il fatto che un gesto del genere non potesse essere stato commesso da chiunque, ma solo da qualcuno che aveva una consuetudine all’uccisione di animali di grandi dimensioni, al punto da riuscire ad ammazzarne 44 in sequenza.