Ex Victory, 40 anni di battaglie "Dobbiamo essere coinvolti"

Dopo l’acquisizione della Valle del Lambro da parte della famiglia Rovati le associazioni che l’hanno salvata dal cemento chiedono di far parte del suo futuro

"La nostra risorsa è il polmone verde della della Valle del Lambro". Dopo più di 40 anni di battaglie a Inverigo, è qualche cosa di sacro l’area della ex Victory, strappata ai costruttori che volevano farne una città da 12mila abitanti. D’altra parte in paese c’è chi è cresciuto lottando per preservare quel territorio che si estende sotto il paese. Ora che la famiglia Rovati, imprenditori farmaceutici monzesi, è diventata proprietaria dell’area di 1,6 milioni di metri quadrati con l’obiettivo di sviluppare un centro di ricerca legato all’attività ambientale e alle coltivazioni, le associazioni locali chiedono di essere coinvolte. "Riconosciamo ad Alessandro Rovati una visione, una progettualità e un linguaggio finalmente diversi rispetto ai proprietari che lo hanno preceduto - spiega Arturo Binda, vicepresidente dell’associazione Le Contrade di Inverigo -. La vocazione dell’area dell’Orrido è stata storicamente agricola, quindi termini come agricoltura non intensiva, sostenibilità e consapevolezza sono condivisibili. Ci sembra, però, che nelle sue dichiarazioni siano stati tralasciati il “patrimonio interno” e il “patrimonio esterno”: il Viale dei Cipressi, la chiesa di S. Andrea al Navello, il monumento naturale dell’Orrido sono un’importante eredità del passato e una bellissima realtà del presente, hanno un forte legame con il resto delle emergenze paesaggistiche e architettoniche dell’intero territorio comunale d’Inverigo che il futuro non può ignorare o escludere. Ricordiamo, inoltre, che l’area è all’interno del Parco Regionale della Valle del Lambro e che l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi devono essere particolarmente tutelati e salvaguardati, come è stato appena introdotto nella nostra Costituzione. Così le cascine che, assieme alla cultura contadina, sono la base della nostra comunità: bene quindi dar loro nuove funzioni quali la cultura, l’educazione, l’accoglienza e la ricerca e lo sviluppo ma occorre sostenere la sintesi fra beni materiali e patrimonio culturale immateriale". Le associazioni che per decenni hanno portato avanti la battaglia che ha salvato la Valle del Lambro dal cemento chiedono di essere informate sui dettagli dei progetti della famiglia Rovati: "Non comprendiamo, inoltre, il motivo della riservatezza che i Rovati hanno posto ad alcuni documenti e di non acconsentire alla nostra richiesta di accesso ad altri atti (comunque autorizzata dall’Ufficio Tecnico comunale), in questa fase iniziale del loro progetto che è contraddistinta da proposte. Auspichiamo che la nuova progettualità accolga le nostre proposte e continueremo a vigilare, come abbiamo sempre fatto in tutti questi anni, affinché sia coerente con i vincoli e le disposizioni riportati nei PGT comunali". Federico Magni