
Secondo la Procura di Como, aveva sottratto al fisco italiano più di 800mila euro in tre anni, omettendo di dichiarare i redditi realmente percepiti. Daniel Fonseca Garis, 53 anni, procuratore sportivo ed ex calciatore di origine uruguayana, è stato condannato a 6 mesi di reclusione con rito abbreviato, per evasione fiscale. In realtà, per uno dei capi di imputazione, relativo al 2009, le accuse si sono prescritte, e la condanna ha riguardato solo due annualità di dichiarazione del redditi: il 2010, quando avrebbe omesso di dichiarare 550mila euro di redditi relativi all’attività professionale dell’anno precedente, evadendo 236mila euro di imposte, e il 2011, 785mila euro di introiti non dichiarati, pari a circa 340mila euro di evasione. Le contestazioni scaturivano da accertamenti svolti dalla Guardia di finanza di Como nel 2014, relativi al periodo in cui l’ex calciatore aveva svolto attività di procuratore sportivo a Como. La richiesta di processo, da parte del sostituto procuratore di Como Mariano Fadda, risale al 2019, ma la sospensione delle udienze a causa della pandemia, e i successivi ritardi nella calendarizzazione dei processi, hanno consentito di arrivare alla sentenza solo ora, quando la prima annualità di contestazioni si è prescritta: destino a cui andranno incontro a breve anche gli altri due capi di imputazione. Fonseca, che ora non vive più in Italia, non si è mai presentato in aula. A rappresentarlo, il suo difensore, l’avvocato comasco Paolo Santarelli, secondo il quale le contestazioni non sarebbero state sostenute da un’effettiva prova di quanto realmente incassato ed evaso dall’ex calciatore. "Ora aspettiamo le motivazioni della sentenza – ha detto – per valutare il ricorso in Appello". In Italia, Fonseca è arrivato nel 1990, giocando in diverse squadre: Cagliari, Napoli, Roma e Juventus, per poi approdare al Como tra 2002 e 2003. Nel frattempo, fino al 1997, ha fatto parte anche della nazionale uruguayana. Dopo l’addio al calcio, era iniziata la sua carriera di procuratore sportivo, che ancora oggi porta avanti. Ma ora per quel triennio di professione comasca, finita nel mirino della Guardia di finanza, il Tribunale di Como ha ritenuto che quanto versato allo Stato italiano, non corrispondesse a quanto effettivamente dovuto. Paola Pioppi