
Don Ettore Dubini, responsabile della Caritas di Erba
Como, 16 dicembre 2020 - A Natale ci sarà un pacchetto sotto l’albero anche per i senza fissa dimora e le famiglie in difficoltà grazie a una bella iniziativa di volontariato promossa dalla Cisl dei Laghi, l’Associazione Nazionale Tutte le Età Attive per la Solidarietà, la Federazione Nazionale Pensionati della Cisl e l’azienda Yamamay. "Qualche settimana fa, considerando il momento di grande difficoltà che l’Italia sta attraversando, abbiamo deciso di convertire la somma che in passato veniva destinata agli omaggi natalizi ai senza tetto e le famiglie bisognose – spiega il segretario della Cisl dei Laghi, Daniele Magon – Yamamay ha moltiplicato il nostro sforzo mettendoci a disposizione una notevole quantità di capi a costi contenuti".
Verranno distribuiti circa 2mila capi di abbigliamento. "La biancheria intima – prosegue Magon - suddivisa in kit per uomo e per donna, sarà destinata a Legàmi, un gruppo di giovani attivo nella città di Como per creare occasioni di incontro e dialogo con la grave marginalità e i giovani, e per fornire ai senza fissa dimora un aiuto relazionale oltre che materiale. Il resto dell’abbigliamento, invece, composto principalmente da felpe o tute, verrà donato all’Emporio della Caritas di Erba e alla San Vincenzo de Paoli di Varese". Il bisogno di aiuti anche tra le famiglie è tanto come spiega don Ettore Dubini, responsabile della Caritas di Erba. "Abbiamo aperto un emporio solidale, un progetto nuovo rispetto al guardaroba dove si portavano gli abiti smessi, perché vogliamo donare un abito e non un rifiuto. Il criterio con cui l’emporio viene incontro alle famiglie in difficoltà è educarle alla scelta, attraverso una tessera punti che permetterà loro di acquistare un abito a seconda dei punti che hanno. Spesso incontriamo famiglie che sono in disagio perché non sanno utilizzare bene le risorse".
A Erba si preparano ad aprire, seguendo le stesse modalità, anche un emporio alimentare. "Ci siamo accorti che il Covid ha creato nuove povertà e spesso le famiglie sono sommerse e non chiedono aiuto. Nel primo lockdown per avvicinarle abbiamo chiesto aiuto ai loro vicini di casa, perché segnalassero i bisogni. Il nostro è un territorio strano, la povertà non si vede, ma i casi ci sono e sono tanti".