Le elezioni "salvano" i frontalieri: slitta l’accordo sulla tassazione

Ennesimo rinvio per l’intesa sulla doppia imposizione. Stipendi più ricchi grazie al super franco

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È slittato ancora a data da destinarsi l’accordo sulla tassazione dei frontalieri. Tanto per cambiare la colpa è di nuovo dell’Italia, ma questa volta il Governo c’entra solo indirettamente visto che la firma definitiva dei nuovi accordi per evitare la doppia imposizione era in programma prima delle fine dell’anno, ma è saltato a causa della sfiducia che ha portato al voto anticipato. Una genesi complessa quella della nuova intesa che dovrà sostituire quella firmata tra i due Stati nel lontano 1974, in attesa di essere “parafati“ ovvero assumere un valore ufficiale già da alcuni anni, ma sottoposti a ripetute revisioni quasi sempre da parte dell’Italia. L’ultima versione prevede che la Svizzera trattenga l’80% dell’imposta alla fonte ordinaria prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri che lavoreranno sul suo territorio. I nuovi lavoratori frontalieri saranno tassati in via ordinaria anche in Italia.

La doppia imposizione verrà in questo modo eliminata. Saranno considerati nuovi lavoratori frontalieri le persone che fanno il loro ingresso nel mercato del lavoro transfrontaliero dopo l’entrata in vigore del nuovo accordo. Anche per questo la firma è così importante. In base agli accordi l’intesa verrà sottoposta a riesame ogni cinque anni, una ulteriore clausola dispone che siano previste consultazioni ed eventuali adeguamenti periodici in materia di telelavoro. Alle persone che lavorano o hanno lavorato nei Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese tra il 31 dicembre 2018 e la data di entrata in vigore del testo si applicherà un regime transitorio. Questa categoria di lavoratori continuerà infatti ad essere tassata esclusivamente in Svizzera, la quale verserà ai Comuni italiani di confine fino all’anno fiscale 2033 una compensazione finanziaria del 40% dell’imposta alla fonte prelevata nella Confederazione.

In base agli accordi in futuro lo status di lavoratore frontaliero sarà riconosciuto a chi risiede entro 20 chilometri dal confine e, ogni giorno, rientra dopo il lavoro al suo domicilio. Naturalmente oltreconfine non sono mancate le critiche all’ennesimo rinvio da parte dell’Italia che non gode di sicuro di grande considerazione in materia di rispetto degli accordi. Almeno per ora però non sono state minacciate ritorsioni. Dal canto loro i frontalieri non si lamentano, lavorano tanto ma possono contare su stipendi importanti, il doppio e in alcuni casi il triplo di quelli italiani. Da quando poi è scoppiata la guerra e la divisa elvetica si è trasformata in bene rifugio, grazie al super franco solo per il cambio guadagnano anche 300 o 400 euro in più al mese. L’ennesimo buon motivo per tenersi stretta la Svizzera.