Como, al via la conta dei frontalieri per creare un sistema di servizi

Finora a cercare di governare il fenomeno è stata la politica, ma da quando su entrambi i lati del confine si sono affermati i movimenti populisti il rischio è che si miri a far polemica più che a programmare

In dogana

In dogana

Como, 3 dicembre 2019 -  Non è un mistero per nessuno che il primo datore di lavoro dei lombardi è la Svizzera. Solo in Canton Ticino se ne contano 67.900 e se si aggiungono il Canton Grigioni e il Vallese si supera di slancio quota 70mila. Finora a cercare di governare il fenomeno, con risultati più o meno convincenti, è stata la politica ma da quando su entrambi i lati del confine si sono affermati i movimenti populisti il rischio è più che a programmare si miri a far polemica. A cercare di far uscire l’elefante dalla cristalleria, o almeno insegnargli a muoversi un po’ meglio, ci proveranno sindaci, Camere di Commercio e istituti di ricerca riuniti nella Governance dell’Economia Transfrontaliera Italia-Svizzera che si ieri è presenta a Como. Al progetto, nato nell’ambito del programma di cooperazione Interreg Italia Svizzera, partecipano quindici enti – dodici italiani e tre elvetici – tra cui cinque Camere di Commercio, rappresentanze sindacali ed enti di ricerca. Si partirà anzitutto dalla raccolta dei dati sul frontalierato fotografato su un territorio ampio che dalla provincia di Como arrivata fino al Verbano-Cusio-Ossola passando da Varese e Sondrio.

«Vogliamo creare un sistema integrato di servizi per i lavoratori frontalieri e per le aziende italiane e svizzere che intendono lavorare oltre i rispettivi confini – spiega Giuseppe Augurusa, vicepresidente dell’Osservatorio e responsabile nazionale dei lavoratori frontalieri per la Cgil – Occuparci di sviluppo e innovazione dei percorsi di formazione e raccogliere in maniera sistematica le analisi dei dati sul mercato del lavoro nei territori interessati dal fenomeno». Per capire quanto poco si sa dei frontalieri basti dire che gli unici dati ufficiali oggi disponibili sono quelli elaborati ogni tre mesi dall’Istituto di Statistica Svizzero, mentre al di qua del confine non si conosce né il numero preciso né il luogo di provenienza. Una volta elaborate analisi e proposte verranno girate alla politica che potrà utilizzarle, sperando che a Roma questa volta qualcuno presti attenzione.