"Chiesero chi fosse Cristina e lei disse: “Sono io“"

Testimonianza di Emanuela Luisari sull'agguato e rapimento di Cristina Mazzotti a Eupilio, Como. Dettagli su quanto accaduto cinquant'anni fa in aula di Corte d'Assise.

"Chiesero chi fosse Cristina e lei disse: “Sono io“"

Il pubblico ministero Cecilia Vassena

EUPILIO (Como)

Nell’aula di Corte d’Assise, ieri ha testimoniato anche Emanuela Luisari, l’amica che quella notte era sulla Mini assieme a Carlo Galli e Cristina Mazzotti. "Ho conosciuto Cristina in prima elementare – ha raccontato - Siamo diventate amiche e siamo sempre state insieme, fino alla notte del rapimento". L’ultima notte in cui ha visto la sua amica, tenuta per un mese in una buca sedata, uccisa e seppellita in una discarica, dove era stata trovata due mesi dopo. "Dovevamo andare al mare insieme, ma prima abbiamo deciso di passare qualche tempo a casa di Eupilio, eravamo lì da una settimana". Poi ha ricordato il momento dell’agguato: "Quando abbiamo svoltato, ci siamo trovati un’auto di traverso, con il muso rivolto verso di noi. Dai cespugli a lato della strada sono spuntate tre persone.

Erano armate, sono venute verso di noi ed è stato tutto molto rapido. Hanno fatto aprire la portiera dell’auto, che era chiusa con le sicure. Io ho chiuso la sicura della portiera, ma quando ho visto la pistola puntata ho aperto. Non ricordo cosa ci abbiano detto. Quando ci hanno fatti salire dietro, Cristina è rimasta in mezzo a noi, io ero dietro il passeggero. Era tutto così veloce…". I rapitori non avevano il volto coperto. "Per un tempo che mi è sembrato lunghissimo siamo andati avanti. A un certo punto la nostra auto si è fermata. Sono arrivate alcune persone che hanno parlato con i rapitori. C’era un’altra macchina. Ci hanno fatto scendere dalla Mini e hanno chiesto: chi è Cristina? Lei ha detto: "Sono io". Le hanno messo una federa in testa e l’hanno messa su un’altra auto. In maniera frettolosa ci hanno messo del cotone imbevuto di qualcosa, ci hanno legati e poi sono andati via". Ha poi aggiunto dettagli di quegli uomini, delle auto, ciò che ricordava, ma che aveva meglio ricordato all’epoca: "Il passeggero lo avevo riconosciuto nelle foto, ma ora, dopo cinquant’anni, non posso dire che i miei ricordi siano nitidi".