Cernobbio, una pietra d'inciampo per nonna Corinna

La dedica di Milano alla donna che salvò la famiglia aiutandola a fuggire in Svizzera ma poi fu uccisa ad Auschwitz

La posa di alcune pietre d'inciampo

La posa di alcune pietre d'inciampo

Cernobbio (Como), 15 gennaio 2019 - Questa mattina sarà ospite a Milano Lella Polacco Alberg, sopravvissuta insieme alla madre alla Shoah grazie all’aiuto della nonna Corinna Corinaldi che riuscì a mandarle in Svizzera dove riuscirono a rifugiarsi fino alla fine della Seconda guerra mondiale. È proprio a nonna Corinna che Palazzo Marino ha dedicato una pietra d’inciampo che verrà posata questa mattina alle 10.15 in viale Bianca Maria, lei infatti non è sfuggita alla Shoah: arrestata in Valtellina venne deportata e uccisa ad Auschwitz il giorno stesso del suo arrivo, il 26 febbraio del 1944, alla discesa del treno merci dove aveva viaggiato in compagnia di Primo Levi che nel Dopoguerra con i suoi libri contribuì a far conoscere al mondo intero la tragedia dell’Olocausto. Quella di nonna Corinna è solo una delle tante storie che intrecciano la Shoah con il Lario, tappa obbligata per chi cercava rifugio in Svizzera nel periodo che va dall’emanazione delle Leggi Razziali alla Repubblica di Salò e il dominio nazifascista

«La vicenda di Corinna Corinaldi è strettamente connessa con il territorio comasco – ricorda il professor Valter Merazzi, presidente del Centro studi Schiavi di Hitler che da oltre vent’anni si occupa di ricostruire le storie e raccogliere le testimonianze delle vittime del nazifascismo - Nel 1937 Corinna affittò un appartamento a Cernobbio nella villa Torriani. Era consuetudine per le facoltose famiglie milanesi avere una casa di vacanza sul lago. Nonostante le leggi razziali che dal 1938 funestarono la storia di questo Paese ad opera del regime fascista, l’appartamento di Cernobbio fu luogo lieto per Corinna e per i suoi familiari. Una parte consistente degli sfollati trovò rifugio nella provincia comasca». Dopo l’occupazione tedesca nel settembre 1943 e la nascita della repubblica Sociale al servizio degli occupanti di cui condivise la politica razziale, in Italia la situazione per gli ebrei si fece drammatica. Anche a Cernobbio, dove avevano preso sede importanti presidi tedeschi, i perseguitati dai nazifascisti temevano per la loro vita. 

«La vicinanza del confine con la Svizzera favorì in quel periodo un afflusso di quanti cercavano la salvezza attraverso i sentieri del monte Bisbino, sulle tradizionali vie del contrabbando. Con l’aiuto dei signori Torriani che organizzarono la loro fuga con persone del luogo anche Claudia Segre Polacco, figlia di Corinna, attraversò il confine nei pressi di Sagno con la figlioletta Lella di 7 anni e mezzo il 12 novembre 1943. Raggiungendo così i fratelli Sergio, Giuliano e Diego Segre, precedentemente espatriati – ricorda lo studioso - Successivamente anche Corinna tentò di raggiungere la salvezza in Svizzera, ma fu arrestata il 12 dicembre 1943 in Valtellina dai militi fascisti con il figlio Uberto. Incarcerata a Como e successivamente a Fossoli in provincia di Modena. Uberto venne invece liberato. Corinna fu deportata il 22 febbraio 1944 con oltre 600 ebrei fra i quali Primo Levi. Ad Auschwitz non superò la selezione e finì nella camera a gas lo stesso giorno dell’arrivo, il 26 febbraio 1944. Solo 24 deportati del convoglio sopravvissero».

Ieri Lella Polacco Alberg ha raccontato la storia di sua nonna e della sua famiglia ai ragazzi della scuola Media Don Luigi Marmori di Cernobbio, in attesa di partecipare alla cerimonia che in programma questa mattina a Milano. «La posa di pietre d’inciampo è utile per ricordare quanti furono perseguitati per la loro razza o perché si opposero, a prezzo della vita, ai nazifascisti per garantire la loro e la nostra libertà. Sarebbe utile farlo non solo a Milano, ma anche a Como perché tante di queste tragedie sono passate o si sono consumate proprio qui».