Como, bambino in castigo: chiuso in una valigia

A processo per anni di cinghiate e le umiliazioni al figlioletto

L’ACCUSA Il sostituto procuratore Massimo Astori per i due genitori ha chiesto 4 anni  di carcere

L’ACCUSA Il sostituto procuratore Massimo Astori per i due genitori ha chiesto 4 anni di carcere

Como, 23 giugno 2018 - Quando le minacce di cacciarlo di casa e mandarlo all’estero non bastavano più, lo avevano anche chiuso dentro una valigia, per convincerlo che tutto sarebbe avvenuto per davvero. Ma questo non era il solo maltrattamento subito dal piccolo dopo il suo arrivo in Italia, a sette anni, quando la mamma aveva deciso di riprenderlo con sé. La donna si era rifatta una famiglia, con un marito e un figlio più piccolo, e l’arrivo di Rudy (lo chiameremo così) non era stato facile. Per due anni, secondo le accuse che hanno portato ora a processo per maltrattamenti la madre e il compagno, aveva subito vessazioni e umiliazioni di ogni genere, fino a essere tolto da quel contesto familiare e affidato a una comunità.

Ad accorgersi che in quella casa c’era qualcosa che non andava era stata la stessa polizia, a cui erano giunte voci che il bimbo, residente in un paese della cintura comasca, veniva pesantemente maltrattato. Ne erano scaturiti accertamenti di ogni genere, che man mano fornivano la conferma che quelle voci avevano una loro attendibilità. Trasformandosi così in un’indagine penale, in cui erano confluite le testimonianze di chi aveva visto quel bimbo con addosso i segni di ciò che accadeva, con la mamma e l’uomo che sarebbe dovuto essere il suo papà.

Racconti che hanno portato a ricostruire le cinghiate che venivano inflitte al piccolo, l’obbligo di mettersi in ginocchio su «semi di grano saraceno» per punirlo, o di abbassarsi i pantaloni davanti ad altre persone, per mostrare come era ubbidiente nel prepararsi a ricevere punizioni e botte. Lo colpivano a mani nude, o utilizzando oggetti. Dal papà acquisito ha ricevuto un calcio con un paio di pesanti scarpe da lavoro. Veniva insultato, chiamato «somaro», a dispetto della sua resa scolastica eccellente, della capacità sopra la media di imparare la lingua italiana, dopo essere stato cresciuto dalla nonna. Anni di infanzia che lui stesso, sentito in incidente probatorio, ha ricordato come i più belli della sua brevissima vita.

Rudy aveva lividi ovunque, ma non poteva dire nulla fuori da quella casa. Ha raccontato tutto al giudice, lo ha ripetuto più volte quello che gli accadeva, senza mai cambiare versione. Il sostituto procuratore di Como Massimo Astori - che ora ha portato a processo la madre e il compagno, per ognuno dei quali sono stati chiesti quattro anni di carcere – ha attivato il Tribunale dei Minori di Milano, che in brevissimo tempo ha tolto il bimbo da quel contesto familiare, dopo due anni di sofferenza. Tuttora affidato a una comunità, può incontrare la madre di tanto in tanto, ma solo alla presenza di un educatore. I due genitori negano di averlo mai maltrattato, sostengono che tutti quei racconti siano frutto della sua fantasia. Tra i testimoni portati a processo, c’è anche una collaboratrice domestica che ha riferito di aver assistito di persona ad alcune di quelle scene, o di averne viste le conseguenze.