Assoldavano i picchiatori nei locali

Gli affari della ’ndrangheta attraverso la gestione della sicurezza nelle discoteche del Comasco

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Lo Spazio Renoir a Cantù, il Modà a Erba, altri locali nella zona di Monza. La gestione dei servizi di sicurezza nei locali notturni del territorio, si conferma come uno degli ultimi e già radicati settori di affari della ’ndrangheta. Un controllo che avviene attraverso l’imposizione di ditte di sicurezza di copertura, infiltrando soggetti vicini all’associazione criminale, che di fatto hanno il compito di controllare l’andamento del locale e la clientela. Spesso si trattava di veri e propri picchiatori, spacciati come buttafuori, piazzati da società quasi sempre prive di autorizzazione prefettizia.

Una parte degli arresti svolti ieri mattina dai carabinieri del Nucleo Operativo di Cantù – e in particolare Luca Vacca, 37 anni di Mariano Comense, e il suo "uomo di fiducia" Daniele Scolari, 32 anni di Misinto domiciliato a Mariano Comense - non è altro che la prosecuzione di quanto già emerso con l’operazione che aveva portato nel 2017 all’arresto di Giuseppe Morabito, Domenico Staiti e Rocco Depretis, assieme ad altre sei persone, che avevano imposto la loro presenza, attraverso una moltitudine di condotte violente, nei locali del centro di Cantù. Non a caso, Scolari risulta essere il responsabile della sicurezza della discoteca Spazio di Cantù, locale in cui maturò il ferimento, nell’ottobre del 2015 a colpi di arma da fuoco di Ludovico Muscatello, che da quel momento divenne luogo di ritrovo di soggetti che gravitavano attorno a Morabito. Così, come spiega l’ordinanza di custodia cautelare chiesta dai sostituti procuratori della Dda di Milano Cecilia Vassena e Sara Ombra, alcuni fatti del 2017 successivamente approfonditi, "hanno svelato un sistema di vera e propria compenetrazione organica, tale da poter affermare che i servizi di sicurezza svolti a favore dei locali di pubblico intrattenimento sono gestiti, controllati e divisi da appartenenti alla criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetista secondo le tipiche logiche spartitorie, territoriali e gerarchiche, di quelle organizzazioni". Come accade per la gestione del Modà di Erba, dove Vacca e Scolari riescono ad allontanare la società che gestiva la sicurezza, prendendo il suo posto. È lo stesso Vacca, in una intercettazione, a chiarire il concetto: "Chiamo il direttore del locale e gli dico: Non ti permettere di far venire un altro da Milano a lavorare dove ci siamo noi, perché tu il venerdì apri, il sabato sera veniamo noi, ti tiro giù tutta la sicurezza e tutti i buttafuori e chiudi". O ancora "Purtroppo nella vita e nei paesi della Brianza ci sono degli equilibri che vanno oltre il lavoro della sicurezza, perché qua c’è sempre qualcuno dietro".

Ma nella pluralità di episodi di prevaricazione che sono finiti in oltre ottocento pagine di misura cautelare, "tutta l’indagine - dicono i magistrati - ha due fili conduttori costanti: l’omertà assoluta di tutte le vittime, e la capacità di intimidazione sulla popolazione di una considerevole area territoriale. Quanto alla omertà, nonostante siano stati numerosi i casi di violenza, di minaccia, i pestaggi, le estorsioni e le intimidazioni, nessuna denuncia è stata sporta". Tranne in un caso: un pestaggio violentissimo subito da un cliente dello Spazio di Cantù, a marzo 2018, a cui era stato spaccato il naso.