Allarme nei Cantoni tedeschi: la mafia ha messo solide radici

Per l’Ufficio federale di polizia le cellule sono una ventina operative nel territorio e con almeno 400 affiliati

Migration

È nata in Italia, ma ha messo radici solide e profonde anche in Svizzera la mafia che secondo l’Ufficio federale di polizia è presente oltreconfine con una ventina di cellule e non meno di 400 affiliati. Non è una novità, quando ancora alle isole Caiman erano poco più di un atollo sperduto a Berna e Zurigo l’impenetrabile segreto bancario attirava fiumi denaro lecito e soprattutto illecito da tutto il mondo, compresi i capitali delle Spa del crimine. Lo aveva preconizzato negli anni ’80 Giovanni Falcone "dopo il denaro dei mafiosi arriveranno anche loro" e quarant’anni le sue parole si sono dimostrate profetiche. Secondo la Fedpol i cantoni più a rischio sono quelli a lingua italiana, ovvero Ticino, Grigioni e Vallese dove cosche e ‘ndrine si sono infiltrate già da decenni, ma anche quelli tedeschi non sono al sicuro. Il metodo è sempre quello, efficiente e spietato: mafia, camorra e ‘ndrangheta ormai si sono insediate con la loro rete di affilliati e si spartiscono il territorio cercando di litigare il meno possibile. A muovere tutto è il traffico internazionale di cocaina che garantisce ricavi di decine di miliardi di euro l’anno e ormai è organizzato su base europea. La Svizzera fa comodo per mettere al sicuro gli utili, anche adesso che il segreto bancario è stato formalmente abolito, riciclare il denaro e organizzare il traffico di armi. Alla fine di luglio il Comando provinciale di Catanzaro con l’aiuto dello Scico di Roma e la Polizia giudiziaria federale ha compiuto un’importante operazione tra Italia e Svizzera che ha portato al fermo e all’arresto di 158 persone indagate per associazione mafiosa, associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione ed altri reati, tutti aggravati dalle modalità mafiose. Secondo gli inquirenti un fiume di banconote false venivano importate dall’Italia in Svizzera per finanziare il traffico di armi, stupefacenti e il riciclaggio di denaro. Alcuni degli indagati sono insospettabili cittadini elvetici di origine italiana. Ro.Can.