Abbondino d’Oro a don Roberto La città onora il prete ucciso

Il cardinale Cantoni: "Era un “folle da slegare”, ma la Chiesa ne ha bisogno tanti come lui"

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Finalmente Don Roberto Malgesini da ieri è cittadino benemerito di Como, alla memoria purtroppo, premiato con l’Abbondino d’Oro che prima di lui è andato a tante personalità della politica e della cultura. Un premio meritato e forse da assegnare prima visto che la città in cui si consumò il suo martirio è arrivata buon ultima, preceduta da Papa Francesco che già all’indomani del suo assassinio, avvenuto in piazza San Rocco il 15 settembre del 2020, aveva indicato il sacerdote di Regoledo di Cosio come esempio per la chiesa universale nella Giornata Mondiale dei Poveri, e dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che l’aveva premiato con la Medaglia d’oro al Valor Civile. Fa riflettere il fatto che don Roberto ha dato lustro a Como perché ha scelto di occuparsi fino a donare la sua vita per quegli invisibili che ogni giorno la città si lascia indietro.

Ospiti sgraditi e spesso imbarazzanti che ieri hanno fatto capolino nell’auditorium della biblioteca civica, per vedere con le lacrime agli occhi la sorella del don, Caterina Malgesini, ritirare il riconoscimento anche lei con gli occhi lucidi, dalle mani del sindaco Alessandro Rapinese e del presidente del consiglio comunale, Fulvio Anzaldo. "Sono di poche parole come mio fratello – ha detto emozionata – Grazie a tutti". Poi il cardinale Oscar Cantoni: "Quante persone ho incontrato in Italia che mi hanno chiesto se venissi da quella città in cui è stato ammazzato don Roberto. Quanto più passa il tempo, tanto più si mantiene e si sviluppa il suo ricordo e la devozione alla sua persona, la stima per la sua opera. Certo che don Roberto è stato una pietra di inciampo, non nascondiamolo, disturbava anzi inquietava. A livello ecclesiale, innanzitutto, e a livello della società, per come si poneva, per quello che offriva, per il modo con cui sapeva entrare simpaticamente in relazione con le persone. Sempre, certo, con grande rispetto, con uno sguardo di mitezza, gioioso, e perfino con un pizzico di umorismo. Non si perdeva d’animo, né era facile allo scoraggiamento. E nemmeno desisteva se trovava ostacoli: da buon valtellinese, testa dura. Dove c’era gente che poteva aver bisogno di lui, lì accorreva. Si direbbe che fosse attratto dai più malcapitati. Sapeva di rischiare, molti di avevano raccomandato di stare attento e tra questi c’ero anch’io. Lui sorrideva. Era un "folle da slegare", ma spero che il Signore ce ne doni ancora tanti come lui, capaci di donare loro stessi proprio come ha fatto lui". Roberto Canali