
Il braccio meccanico pronto a calare il prezioso carico di bottiglie
Monte Isola (Brescia) – Quella dell’azienda Agricola Vallecamonica è una storia estrema, dura, fatta dell’acqua dei millenari ghiacciai camuni – che ieri una trentina di fortunati ospiti ha potuto “degustare” a Monte Isola – dell’agricoltura eroica di montagna, di vigneti autoctoni in quota e della geniale idea di affinare i propri vini con bolle, lavorati secondo il metodo classico, nel lago d’Iseo e nel lago dell’Aviolo, dove si ottengono due diversi prodotti. Sono il Nautilus Crustorico, figlio dei monti camuni, della acque del Sebino e del fiume Oglio, che scende dal massiccio dell’Adamello e dai monti adiacenti e quello dello Zero Estremo Amadus, affinato nelle profondità del lago a 1.930 metri.
Ieri mattina, alla presenza di un gruppo selezionato di estimatori, 5.570 bottiglie di Nautilus Crustorico 2023, 151 Magnum e 15 Jeroboam sono state calate in acqua dove resteranno a riposare e ad acquisire le loro caratteristiche a una profondità di 30 metri, e dove sono state recuperate 4mila bottiglie di Nautilus Crustorico 2019, 100 Magnum e 14 Jeroboam.
"La Valcamonica, il fiume Oglio, il lago d’Iseo e d’Aviolo con il suo ghiacciaio sono l’equilibrio perfetto – spiega Alex Berlinghieri, titolare dell’Agricola Vallecamonica, dove esegue personalmente tutti i lavori a mano con l’ausilio di alcuni collaboratori – Fino al 2010 mai avrei pensato di produrre un vino spumante Metodo Classico. Non era preventivato e non è stato voluto o meglio, sono stati la casualità e la fortuna a volerlo. Tutto è successo con l’opportunità di gestire il vigneto storico Ruk a Cividate Camuno. La vigna risalente al 1900, con piante secolari, è composta da tutta la biodiversità che la Valcamonica rappresenta: sono presenti più di dieci varietà diverse, piantate nel corso degli anni. La bacca è rossa come da tradizione, i vitigni prettamente autoctoni, Ciass Negher, Baldamina, Valcamonec, Gratù e Hibebo o i più conosciuti come Schiava, Ciliegiolo, Marzemino, Incrocio Terzi e Merlot tutti derivati da vecchi cloni oggi certamente difficili da reperire". Ieri l’ultimo nato ha presentato lesue prime caratteristiche, con un sentore di frutti e mango. "Il segreto – spiega l’enologo dell’azienda, Mattia Taccone – sta nell’amore con cui lavoriamo i campi, spesso impervi, posti in quota".