BEATRICE RASPA
Cronaca

Brescia, vicecomandante ucciso sul lavoro da un masso: assolti tutti gli imputati

Si è concluso il processo per la morte di Gino Zanardini, graduato della Polizia locale di Toscolano. La pm ottenne il giudizio per il sindaco di allora, il superiore dei vigili e il responsabile dell’ufficio tecnico

Si è concluso ieri, il processo per la morte di Gino Zanardini il commissario e vicecomandante della Polizia locale di Toscolano

Si è concluso ieri, il processo per la morte di Gino Zanardini il commissario e vicecomandante della Polizia locale di Toscolano

Tutti assolti "perché il fatto non costituisce reato". Si è concluso così, ieri, il processo per la morte di Gino Zanardini, il 61enne commissario e vicecomandante della Polizia locale di Toscolano che tre anni fa fu travolto da un masso che si staccò dalla parete della forra di Covoli, una gola tra roccia e fiume che percorre la Valle delle Cartiere, superò la rete protettiva e lo centrò in testa. Era il 12 giugno 2018.

Zanardini quel giorno era uscito con un collega per verificare la sicurezza del percorso pedonale sul quale nelle ore precedenti si era abbattuto un violento nubifragio. Il vicecomandante finì in ospedale con un grave trauma cranico e morì nel giro di 24 ore, alla vigilia del suo 62esimo compleanno.

La pm Federica Ceschi, titolare del fascicolo, per quel dramma ottenne il giudizio per il sindaco di allora, Delia Maria Castellini - oggi in pensione - il comandante dei vigili dell’epoca, Alessandro Costa, e il responsabile dell‘ufficio tecnico del Comune, Mauro Peruzzi.

Inizialmente aveva messo sotto inchiesta anche il progettista e il direttore dei lavori della passerella e il collaudatore delle opere collegate, ma la loro posizione fu stralciata ancora in fase d’indagine. Diversa invece la posizione degli amministratori pubblici, ritenuti dalla pubblica accusa responsabili dell’infortunio. Stando all’accusa l’allora sindaco e il responsabile dell‘ufficio tecnico, pur sapendo che i presidi di contenimento della caduta massi non erano perfettamente in grado di evitare crolli, non avrebbero predisposto adeguata manutenzione ordinaria, né un piano di accesso e gestione adeguati della passerella. Di qui la richiesta di condanna a un anno per entrambi.

Il comandante Costa, invece, "datore di lavoro" di Zanardini, avrebbe sottovalutato i rischi non mettendo in atto misure di prevenzione e procedure idonee a scongiurarli: per lui erano stati chiesti due anni. Al contrario i difensori avevano perorato le ragioni dell’assoluzione, sostenendo l’imprevedibilità e l‘inevitabilità dell’incidente. Per mettere in sicurezza il percorso a loro dire era stato fatto il possibile. Senza tener conto del fatto che il Comune, essendo il camminamento un sentiero regionale, non aveva grandi poteri decisionali. Conclusione: il tribunale ha assolto tutti. Motivazioni tra 90 giorni.