
Continuano le analisi a tutti i livelli per dirimere i dubbi sanitari
Brescia, 29 settembre 2018 - Non solo Caffaro: nella falda del Sin nazionale di via Milano ci sono veleni, soprattutto cromo VI, arrivati da fonti che ancora non sono state identificate. E’ una delle conclusioni emerse dal nuovo modello idrogeologico di flusso e trasporto della contaminazione del sito Caffaro elaborato da Arpa, su richiesta del commissario per le bonifiche Roberto Moreni in vista del piano di messa in sicurezza e bonifica che è allo studio di Aecom. L’indagine condotta da Arpa (disponibile sul sito dell’agenzia) ha consentito di fornire, forse per la prima volta in modo approfondito, una rappresentazione di dettaglio del sottosuolo, delle condizioni idrodinamiche della falda e dei processi che governano il flusso delle acque sotterranee e il trasporto degli inquinanti in falda nell’area del Sin (Pcb, diossine, cromo esavalente, metalli pesanti che, va ricordato, non arrivano nell’acqua distribuita tramite la rete idrica). In particolare, emerge che la falda è alimentata, oltre che dai contributi che arrivano dalla Valle Trompia, idrogeologicamente collegata all’area del Sin, anche da acque sotterranee provenienti da ovest e da Colle San Giuseppe, Maddalena, Sant’Anna, che potrebbero dare luogo localmente a falda sospese. Anche irrigazione, perdite acquedottistiche e da reti industriali determinano un contributo significativo in termini di ricarica della falda.
Il contributo del fiume Mella, invece, parrebbe ancora marginale, ma questo aspetto dovrà essere approfondito nel corso delle nuove fasi di implementazione del modello. Per quanto riguarda la contaminazione, in particolare da cromo VI, lo studio rivela che, soprattutto nella parte centrale del Sin, in corrispondenza di Caffaro e Oto Melara, le concentrazioni rilevate in corrispondenza di alcune aree (Ideal Standard, ingresso al comparto Milano, Monte Maniva): ciò fa ritenere che possano essere presenti ulteriori sorgenti di contaminazione oltre a quelle già note. Anche per quanto riguarda la porzione del quartiere Chiesanuova il modello ha reso evidente che le sorgenti attualmente note (Pietra, Baratti e Forzanini) non sono sufficienti a fornire completa spiegazione dell’attuale contaminazione: sono presenti ulteriori sorgenti ignote che determinano significativa contaminazione delle acque sotterranee.
Nella zona a Nord, va approfondito il contributo della Val Trompia: stimando un periodo di trasporto di 50 anni, buona parte della contaminazione sarebbe intercettata dai campi pozzi presenti a nord e non si spingerebbe oltre lo stabilimento Iveco. Tra gli elementi critici esterni al dominio del modello, che possono aver influenzato la simulazione, c’è l’emungimento in alcun pozzi pubblici che possono aver deviato i flussi in passato e l’influenza del centro storico della città che, dai dati del 1983, risultava una fonte considerevole di contaminazione da cromo esavalente. Si procederà quindi ad estendere il dominio di analisi, inserendo, in particolare, i campi pozzi Leonessa e Folzano, l’asse di drenaggio della zona Volta e la contaminazione pregressa del centro storico della città.