
L’intervento di Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia . Tanti i misteri attorno a queste opere ritornate all’antico splendore .
Sono la più importante testimonianza della pittura trecentesca a Brescia, anche se sconosciuti ai più come la cappella di San Giovanni Battista in Sal Salvatore che li contiene. Gli affreschi della cappella, all’interno della basilica longobarda annessa al monastero femminile di San Salvatore (patrimonio UNESCO) sono ora tornati all’antico splendore, grazie al restauro messo in campo da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia. Il ciclo, databile 1375, presenta un’iconografia disomogenea con scene divise in due registri e racchiuse da una cornice architettonica: nella parte inferiore vi sono un finto velario e finte mensole aggettanti. Tanti i misteri attorno a queste opere. Forse prima tra le cappelle annesse alla Basilica nel 1375, durante la dominazione viscontea della città, fu voluta da Marcolo Petroni da Bernareggio, un milanese poco conosciuto ma certamente ricco e influente a Brescia, oltre che profondamente legato da motivi economici o amministrativi al Monastero di Santa Giulia, al punto da riuscire a commissionare degli affreschi direttamente all’interno della basilica di San Salvatore. Gli affreschi sono stati attribuiti all’ignoto Maestro di Lentate, che prende il nome dall’Oratorio di Santo Stefano a Lentate, dove la sua mano si riconosce insieme alla bottega e ad altre maestranze. Il restauro si è resa possibile grazie all’iniziative dell’ingegnere Nicola Berlucchi, membro del comitato scientifico di Fondazione Brescia Musei e fautore, tramite lo strumento dell’ArtBonus e alla donazione della progettazione e direzione dei lavori tramite il proprio Studio Berlucchi: 25mila euro, oltre alla progettazione, con cui Fondazione Brescia Musei ha potuto avviare questo importante percorso di valorizzazione del patrimonio post-longobardo di San Salvatore. Le ricerche stanno vertendo anche sulla storia conservativa degli affreschi, oltre che sull’architettura dell’intera basilica, grazie alla visione dei diari degli scavi del 1958 dai quali è emersa la presenza di tombe nel pavimento delle cappelle laterali. Di questo si parlerà anche il 22 e 23 maggio, nel convegno “Il Leone e la vipera: le arti a Brescia nel Trecento“. Federica Pacella