Brandico, l'addio a Mara, uccisa dal compagno: "Lasciamo che le lacrime sanino le ferite"

A Brandico l’ultimo addio a Mara Facchetti la donna di 46 anni uccisa a botte e bastonate dal compagno che poi si è suicidato

Mara Facchetti, operaia, era madre di una bambina di soli 5 anni (Fotolive)

Mara Facchetti, operaia, era madre di una bambina di soli 5 anni (Fotolive)

Brandico (Brescia), 8 dicembre 2019 - C’erano tutti, amici, conoscenti, familiari. Ieri è stato il giorno dell’ultimo addio a Mara Facchetti, la quarantaseienne di Brandico uccisa la scorsa settimana a botte e bastonate dal compagno Moustafa El Chani, 32 anni, che poi si è impiccato. I funerali sono stati celebrati nel pomeriggio nella parrocchiale del paese dove l’operaia era nata e cresciuta. Il sagrato traboccava di persone arrivate a salutare l’amica, chiusa nella bara di legno chiaro sormontata da un cuscino di fiori bianchi e rossi. «Adesso abbiamo bisogno di silenzio – ha detto il parroco, don Giancarlo Zavaglio – Negli ultimi giorni le parole, le notizie e le chiacchiere sono rimbalzate in lungo e in largo e ora ci serve discrezione. Ci serve tempo per poter piangere, per lasciare che le lacrime sanino le nostre ferite».

Alla cerimonia funebre era presente anche il sindaco, Fabio Pensa, in fascia tricolore. «Non siamo uomini e donne, siamo tutti esseri umani. Ciao Mara, ti ricorderemo per sempre». Toccante il messaggio della sorella Vera, letto in chiesa da un’amica. Un messaggio contro i tanti, troppi, femminicidi: «Facciamo in modo che Mara non sia morta invano. Vorrei che ogni donna traesse forza ed energia da questa tragedia. Mai la cattiveria sostituirà il desiderio di rimanere integri e uniti». Operaia, mamma di una bimba di 5 anni avuta da un matrimonio naufragato un paio di anni fa, Mara è stata massacrata la notte dello scorso 30 novembre nelle campagne di Azzano Mella. Il corpo è stato rinvenuto il mattino seguente dai carabinieri a poca distanza dal cadavere del fidanzato originario del Marocco, 32 anni, che dopo averla massacrata si è impiccato a un’altalena di un parco pubblico del paese bassaiolo, sul quale peraltro si affaccia la scuola materna. La duplice autopsia disposta dal sostituto procuratore Carlotta Bernardini ha confermato quanto già emerso dall’ispezione del medico legale nell’immediatezza del ritrovamento dei cadaveri. 

Mara è morta con la testa spaccata da una bastonata: presentava numerose ferite, ma la frattura del cranio è stata letale. El Chani invece è deceduto per soffocamento. Rimane da capire se entrambi fossero sotto effetto di stupefacenti. A dirlo sarà l’esame tossicologico, di cui ancora non si conosce l’esito. Sull’intera vicenda aleggia l’ombra della cocaina di cui i fidanzati pare facessero uso e quella di una relazione tormentata e burrascosa, avversata dalla famiglia della vittima. Mara da qualche tempo pare intendesse interrompere la storia con quell’uomo, privo di permesso di soggiorno, con precedenti per spaccio e che continuare a spacciare. Una storia che la distruggeva. L’epilogo è avvenuto nel corso di un incontro notturno tra i due. Dopo aver compiuto lo scempio Moustafa El Chani ha usato il cellulare della donna per comunicare quanto aveva appena combinato. Ha inviato un paio di messaggi vocali a un’amica e alla madre di Mara: «Volevate allontanarci a tutti i costi. Ecco che cosa avete fatto, Ora lei è morta e adesso muoio anch’io». Terminato l’esame autoptico, il suo corpo è tuttora all’obitorio e sarà presto trasferito in Marocco per i funerali. Il padre, che vive nel Paese nordafricano, è stato informato della tragica fine del figlio e tramite un parente che vive in Svizzera ha chiesto la restituzione della salma, presentando istanza al Consolato marocchino a Milano.