Tratta di donne e prostituzione: due a giudizio, due in abbreviato

Operazione “Push on board“ della polizia con la Dda: ragazze reclutate in Nigeria e sbattute sul marciapiede

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di Beatrice Raspa

Due rinvii a giudizio (in Assise, il 6 luglio) e disposizione di due processi con rito abbreviato il 12 maggio. Così si è conclusa ieri l’udienza preliminare per ‘Push on board’, l’inchiesta della Polizia e del pm della Dda Roberta Panico che nel settembre 2020 aveva fatto finire in carcere sei nigeriani, tre uomini e tre donne, cinque residenti nel Bresciano, uno in Africa, ora imputati di tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione (due sono latitanti, all’estero). Sei le ragazze, tra i 20 e i 25 anni, che tra il 2016 e il 2017 sono state fatte prostituire a Brescia e provincia.

Le giovani, stando all’accusa, venivano reclutate in Nigeria con la promessa di un lavoro dignitoso, in genere parrucchiera o estetista, dovevano poi affrontare un lungo viaggio della speranza sui barconi dove venivano caricate dopo una permanenza di mesi in Libia. Una volta in Italia scoprivano di essere destinate al marciapiede.

Le malcapitate venivano sottoposte a riti tribali, per esempio il juju, un giuramento di obbedienza cruento - assistere all’uccisione di animali di cui dovevano mangiare il cuore, essere sottoposte a lesioni poi coperte di sale - con cui si impegnavano a restituire tutti i soldi del viaggio e a versare i guadagni.