REDAZIONE BRESCIA

Le 2.500 tombe di bimbi mai nati rimosse dal cimitero di Brescia. La Procura chiede due anni di carcere

Sono accusate di violazione di sepolcro e vilipendio di tombe due funzionarie del Comune, nell’ambito della dolorosa vicenda emersa nel 2021 quando al cimitero monumentale furono rimosse le piccole tombe senza che molte famiglie ne fossero a conoscenza

L'area sotto sequestro nel cimitero Vantiniano a Brescia

L'area sotto sequestro nel cimitero Vantiniano a Brescia

Brescia, 30 maggio 2025 – Rischiano due anni di carcere le due funzionarie del Comune di Brescia accusate di violazione di sepolcro e vilipendio di tombe, nell'ambito della vicenda delle tombe dei bambini mai nati - nati morti o per aborto volontario o spontaneo - che nel 2021 erano state rimosse dal cimitero monumentale di Brescia senza che la maggior parte delle famiglie ne fosse a conoscenza. Questa è la richiesta della Procura di Brescia, la sentenza è attesa per il 26 settembre. Undici le famiglie che si sono costituite parti civili. Al processo non ha preso parte il Comune di Brescia, che non è stato citato come responsabile civile. La sentenza è attesa per il 26 settembre. 

La richiesta della Procura di Brescia è l’ultimo atto della vicenda nata nel 2021, con l’esumazione di 2.500 bimbi mai nati avvenuta tra ottobre e novembre di quell’anno, di cui molti genitori non erano a conoscenza: il Comune aveva affisso gli avvisi sull’albo pretorio e nel cimitero, ma gli interessati contestano la scarsa visibilità: in alcuni casi, non erano presenti neanche i nomi per ragioni di privacy. Tutto era nato quando un giorno una mamma recandosi al cimitero del Vantiniano non trovò più la tomba del figlioletto mai nato. E come lei, molte altre. Una vicenda sfociata in un’inchiesta a carico di due funzionarie municipali, la responsabile ai servizi cimiteriali, Monik Liliana Ilaria Peritore e la direttrice di settore, Elisabetta Begni.

Secondo il pm Antonio Bassolino, che mise sotto sequestro probatorio quattro settori del cimitero destinati ai feti inumati tra il 2008 e il 2016, la rimozione di oltre 2.500 tombe avvenne “in evidente e spropositato contrasto con il fabbisogno accertato e pianificato corrispondente a 164 esumazioni per il 2021-22”. Operazione condotta senza adeguata pubblicità e con dispersione dei resti delle lapidi, delle tombe e delle targhette identificative, prosegue l’accusa. “Per molte salme la riesumazione fu inoltre disposta anteriormente al termine decennale previsto dal regolamento regionale”.