Sull'Adamello persi 46 metri di ghiacciaio, la ritirata continua

Brescia, l’allarme degli esperti: dal 2005 sono scomparsi 25 metri all’anno "Anche pochi gradi in più producono grandi effetti sull’ambiente"

Quel che resta del ghiacciaio dell’Adamello-Mandrone visto dall’lto

Quel che resta del ghiacciaio dell’Adamello-Mandrone visto dall’lto

Il bilancio complessivo sarà possibile farlo a fine estate, ma il trend per i ghiacciai alpini è già, purtroppo, molto chiaro. La Commissione glaciologica Sat (organizzazione no-profit) ha misurato la distanza di arretramento della fronte del ghiacciaio dell’Adamello-Mandrone - il ghiacciaio più esteso d'Italia - dal punto di misura Sat 4A 18. A fine luglio, la fronte era a -128 metri, rispetto ai -82 di metà settembre 2021, ai -59 m del 2019 ed ai -47 del 2018. Le cause sono varie, dal caldo ai depositi di neve invernali alla morfologia che influisce sulla conformazione della fronte.

Monitoraggio del ghiacciaio dei Forni in Alta Valtellina (foto archivio)

"Alla misurazione di fine luglio – spiegano gli esperti – siamo già a 46 metri di arretramento contro i 23 misurati lo scorso anno a inizio autunno e i 12 misurati l’anno precedente. L’ordine di grandezza tra le diverse misure è abbastanza evidente. Morfologie a parte, fa caldo". Le alte temperature hanno accelerato anche il ritiro della fronte del ghiacciaio dei Forni (Ortles/Cevedale). Il Servizio Glaciologico Lombardo evidenzia che in poco più di un secolo e mezzo il ghiacciaio si è ritirato di 2,6 km, in conseguenza dell’aumento di circa 2°C sulle Alpi legato alle maggiori emissioni climalteranti: dal 2005, il ritiro è proseguito di 25 m all’anno, contro i precedenti 15. "I ghiacciai alpini sono l’evidenza visiva degli effetti che pochi gradi variazione della temperatura media producono grandi effetti sull’ambiente naturale e sugli ecosistemi terrestri", spiega Riccardo Scotti, Sgl. Le variazioni frontali sono lo specchio del tentativo del ghiacciaio di mettersi in equilibrio con il clima, un processo che richiede decenni soprattutto se il clima si modifica talmente rapidamente da non consentire al ghiacciaio di ‘raggiungerlo’. "Con il clima degli ultimi 30 anni, il ghiacciaio è ancora in forte disequilibrio, ma con le condizioni di questo drammatico 2022 non esisterebbe probabilmente alcun equilibrio possibile, ovvero un ghiacciaio vero e proprio in Valle dei Forni non potrebbe proprio esistere". Il ghiacciaio dei Forni, così come gran parte dei ghiacciai alpini sotto ai 3500 metri, "sono oggi in buona parte dei fantasmi, fossili climatici del passato, dei ghiaccioli tolti dal freezer in attesa che il caldo li trasformi, estate dopo estate, in acqua", conclude Scotti.