
Lo striscion3 'Palestina libera' esposto nella casa di Salò
Salò (Brescia) – Due mesi in Africa, a documentare le difficoltà delle persone con disabilità in Uganda, e a raccogliere materiale per un progetto futuro che tocca le tematiche del colonialismo italiano in Etiopia. Al rientro a Salò, pochi giorni fa, la sorpresa: i carabinieri si erano presentati alla porta, durante la sua assenza, per sequestrare lo striscione appeso alla finestra, con la scritta ‘Palestina libera’.
Giulio Tonincelli è ancora incredulo. “Pensare che i carabinieri siano venuti a casa mia, l’8 di dicembre, una domenica di festa, per sequestrare lo striscione, mi lascia senza parole”. Quarant’anni, regista indipendente con all’attivo (e in cantiere) progetti per numerose Ong che lo hanno portato a viaggiare tra Vicino Oriente, India, America Latina, Africa, Tonincelli ha appeso la bandiera della Palestina al suo balcone sin dal 2018. “Ero stato in quella terra per un mese, con una ricercatrice dell’Università di Milano Bicocca, per un progetto – racconta -. Quando sono tornato in Italia, ho deciso di metter fuori dalla finestra la bandiera della Palestina, come segnale di solidarietà per un mondo taciuto o comunque raccontato male. Dopo gli eventi recenti, ho deciso di metterla più evidenza”.
Bandiera e striscione iniziano, però, ad attrarre un po’ di antipatie.“La caposcala mi disse che sarebbe stato meglio togliere la bandiera dalla finestra. Poi l’amministratrice di condominio ha avvisato mia madre che i carabinieri volevano sapere chi abitasse in quella casa, se l’inquilino avesse problemi con la giustizia o di natura sociale”. Vista tanta agitazione, Tonincelli inizia a informarsi da avvocati se stesse violando qualche legge. “Da quello che mi hanno detto, non stavo infrangendo nessuna regola”. Si arriva così all’8 dicembre. Tonincelli è in Uganda, i carabinieri si presentano a casa sua, dove in quel momento si trovano i genitori. “Sono entrati, due donne e un uomo. Si sono incamminati verso le finestre del soggiorno, spiegando che erano lì per sequestrare lo striscione. Mia madre ha avuto la prontezza di chiedere in base a quale norma, spiegando per altro che io non ero in casa. A quel punto i militari hanno preso le generalità di mia madre e mio padre. Quando mia mamma ha chiesto se potevano sapere chi fossero, uno dei carabinieri l’ha invitata a guardare fuori dalla finestra”, per vedere l’auto di servizio.
Tonincelli è venuto a conoscenza di quanto accaduto solo al suo rientro. “I carabinieri non hanno dato spiegazioni, hanno solo detto che ne hanno già tolti altri. Non posso fare molto, solo raccontare questa storia, che lascia quanto meno l’amaro in bocca”.