"Se luglio e agosto saranno così scompariranno i piccoli ghiacciai"

L’allarme del Servizio glaciologico lombardo nel report curato con il centro nivo-meteorologico di Bormio. L’esperto: "Dovevamo aspettarcelo: per anni gli eccessi stagionali si sono miracolosamente compensati"

Migration

di Federica Pacella

"Se luglio, agosto e settembre continueranno sulla falsariga dei caldi mesi di maggio e giugno, assisteremo con tutta probabilità alla stagione più negativa mai registrata sui ghiacciai lombardi, con significativi decrementi volumetrici e la possibile scomparsa di alcuni ghiacciai di piccole dimensioni". È lo scenario che si prospetta sui monti lombardi, al netto di variazioni del meteo verso temperature più basse e maggiori precipitazioni, secondo il Bilancio invernale 2021-2022 dei ghiacciai lombardi, curato da Riccardo Scotti e Amerigo Lendvai del Servizio glaciologico lombardo, in collaborazione con il centro nivo-meteorologico di Bormio (Arpa Lombardia).

L’analisi dei dati nei siti di monitoraggio evidenzia come l’anomalia media negativa a livello regionale raggiunge l’eccezionale valore di -76% per quanto riguarda l’altezza della neve (media 2003-2021) al suolo e il contenuto in acqua (2009-2021). Una situazione che è frutto di un ottobre caldo, che ha prolungato l’ablazione dei ghiacciai, un inverno senza quasi precipitazioni nevose e due mesi, maggio e giugno, con temperature che hanno determinato la fusione precoce e molto intensa dello scarsissimo manto nevoso presente. I valori di altezza neve e contenuto in acqua equivalente nel manto nevoso mostrano quasi ovunque il valore più scarso da quando si effettuano le misure, con deficit rispetto alla media degli ultimi 20 anni variabile tra il 54% del ghiacciaio di Pisgana Ovest e 100% dell’Alpe Sud.

"Molti ghiacciai presentano oggi condizioni tipiche di fine estate in annate nevose – si legge nel report –. Partendo da una situazione tanto negativa, è virtualmente certo che l’estate 2022 segnerà bilanci di massa negativi in tutti i ghiacciai della regione. Se la stagione sarà relativamente fresca e perturbata, sarà possibile forse contenere le perdite, avvicinandosi ai valori delle annate peggiori degli ultimi 20 anni".

Le conseguenze le stiamo già vedendo nella crisi idrica. "Dovevamo aspettarcelo – il commento di Scotti – per troppi anni gli eccessi che stiamo vivendo, sia in termini di temperature elevate che di scarsità o eccesso di precipitazioni concentrate, si sono quasi miracolosamente compensati fra stagione di accumulo e di ablazione: inverno secco, estate relativamente conservativa, oppure estate bollente ma preceduta da buoni accumuli invernali. Siamo giunti ora all’ennesima finestra sul futuro del nostro clima, dopo il botto dell’estate 2003, ricorderemo probabilmente anche il 2022. Speriamo che serva a svegliarci dall’allegoria della rana bollita".