Brescia, Sandrini rapito in Siria: "Sono un uomo cambiato"

Il 33enne di Folzano ora condannato per rapina

Alessandro Sandrini

Alessandro Sandrini

Brescia, 9 ottobre 2019 - «Quelle rapine le ho avevo commesse perché ero un tossicodipendente. Gli anni di prigionia però mi hanno profondamente cambiato. Oggi voglio solo lavorare». Faccia a faccia ieri in tribunale tra i giudici della prima sezione penale e Alessandro Sandrini, il 33enne di Folzano finito per due anni e mezzo sotto sequestro delle milizie jihadiste al confine tra Turchia e Siria e liberato lo scorso maggio grazie all’intercessione dell’intelligence italiana. Sandrini era sul banco degli imputati per due rapine a mano armata compiute poco prima di sparire in Medioriente, una vecchia vicenda per la quale ha riportato una condanna a due anni e mezzo e a seicento euro di multa al termine di un processo in abbreviato. Poco meno di quanto chiesto dal pm Antonio Bassolino, che aveva chiesto due mesi di carcere in più.

Accusato appunto di rapina aggravata e di porto abusivo di arma, l’imputato durante la prigionia era tecnicamente considerato dalla giustizia un latitante. Nei suoi confronti infatti il gip aveva emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere per avere assaltato nella primavera 2016 due negozi di Concesio, un provvedimento notificato solo al momento del suo rientro in Italia (e subito ammorbidito in domiciliari per consentigli di stare con la famiglia dopo un periodo tanto drammatico). Stando alla ricostruzione della procura e dei carabinieri della compagnia di Gardone Valtrompia, l’ostaggio prima di divenire tale era entrato in azione insieme a un complice con pistola e coltello il 19 maggio 2016 da «Tigotà», bottino 537 euro, e il 26 maggio seguente nella tabaccheria «C’è di tutto», bottino di 3.500 euro in contanti e 2.500 euro di merce.

Ieri in aula il 33enne ha reso dichiarazioni spontanee ammettendo la propria responsabilità, riconducendola però al difficile momento di vita attraversato per colpa della dipendenza dalla droga e dell’assenza di lavoro. Un momento che ha raccontato di essersi messo definitivamente alle spalle con lo choc emotivo subìto dopo quel viaggio nell’ottobre 2016 ad Adana, Turchia. Un viaggio che lo aveva catapultato nell’incubo, alla merce’ dei miliziani qaedisti contrari ad Assad. Ora però Sandrini è una persona nuova, ha garantito lui. Ed è di nuovo libero. Avrebbe trovato lavoro e i giudici hanno acconsentito a revocargli la misura cautelare.