
Elio Urso, fotografo di Rodengo Saiano, ha perso la madre Carmelina senza poterla salutare
Rodengo Saiano (Brescia) - Dopo oltre un anno di pandemia, sembra esserci rassegnati all’idea che quando un proprio caro entra in ospedale non lo si potrà vedere durante la degenza se non (quando va bene) tramite lo schermo di un cellulare o di un tablet. "Possibile che dopo un anno ancora non si sia riusciti a trovare un modo per ovviare a questa cosa?". La domanda (più che legittima) è rivolta da Elio Urso, fotografo di Rodengo Saiano che, insieme ai suoi due fratelli, ha perso la madre, Carmelina. "Una donna dolcissima – ricorda – l’ultima volta che l’ho vista eravamo in macchina. Mi ha salutato, dicendomi ‘Ciao amore mio’. Qualche giorno dopo è stata ricoverata in ospedale a Brescia, non per Covid, e non ho più avuto contatti con lei. L’ho rivista dentro la bara". La mediazione del personale sanitario è utile, ma non accorcia le distanze tra chi è dentro e chi è fuori.
"Lo scorso anno era tutto comprensibile. Ora, nella primavera 2021, non tutti gli ospedali sono così affollati. Dove c’è la possibilità, perché negare a un figlio di vedere la madre? In maniera scaglionata, contingentata, con tutte le protezioni, il plexiglass: perché non si può? Vedere il tuo caro negli ultimi momenti è diverso dal non vederlo più se non quando è ormai deceduto". Urso proporrebbe di utilizzare lo schema dei colori a cui siamo ormai tutti abituati. "Se un ospedale è affollato, potrebbe essere contrassegnato dal rosso e in quel caso nessuno potrebbe pretendere nulla, lo capirei. Ma se una struttura è in una situazione relativamente tranquilla, potrebbe essere contrassegnata dal giallo e consentire almeno un ultimo scambio, uno sguardo, una parola. Sarebbe di conforto anche per i malati. Credo di poter parlare a nome di quanti hanno vissuto la mia stessa esperienza: non dobbiamo assuefarci a questo senso di impotenza, anche perché temo che sarà ancora lunga". Un disagio che è ben noto, tanto che in Asst Val Camonica è stato attivato uno sportello di consulenza tramite il quale gli psicologi chiamano i famigliari che hanno perso i propri cari, per Covid o meno, consapevoli di quanto pesi l’impossibilità di entrare in ospedale. L’appello di Urso potrebbe essere quello di tutte le famiglie che hanno perso qualcuno o che si apprestano a vivere la degenza di un proprio caro: l’auspicio è che sia accolto, anche alla luce del progressivo calo dei contagi. Al Civile, hub bresciano per Covid, per la prima volta si è scesi sotto il 90% di saturazione delle terapie intensive, arrivando al 75%, mentre i ricoverati sono 245. Continua la corsa dei vaccini: nel Bresciano, circa 1 su 5 ha ricevuto almeno una dose. Non si arresta la conta dei decessi: 13 ieri in Ats Brescia, di cui 4 under 70.