Rodengo Saiano, condanna a 4 anni chiesta per l'ex sindaco Giuseppe Andreoli

Secondo la Procura di Brescia avrebbe ricattato il Franciacorta outlet village. La replica della difesa

Il tribunale di Brescia

Il tribunale di Brescia

Era finito nel mirino della Procura con l’accusa di avere ricattato la proprietà del Franciacorta outlet village perché continuasse a pagare l’affitto dello stabile in cui alloggia il museo Musil, 175mila euro l’anno, come in precedenza in base a un accordo. Si parla dell’ex sindaco di Rodengo Saiano Giuseppe Andreoli, a processo per concussione. Ieri il pm Jacopo Berardi ha chiesto una condanna a 4 anni, riqualificando la concussione in induzione indebita a dare o promettere utilità. L’inchiesta, in cui rimase coinvolto anche il responsabile dell’ufficio tecnico Giuseppe Pedretti (condannato in separata sede), prese le mosse dall’esposto di due assessori. I problemi nacquero con le liberalizzazioni delle aperture domenicali e festive dei centri commerciali, nel 2011. Negli anni precedenti, in virtù di una legge del 2002, le aperture erano possibili solo per i centri situati nei paraggi di punti di attrazione turistica. La proprietà dell’outlet aveva sottoscritto un accordo con il Comune in base al quale il privato avrebbe pagato alla società Primavera srl l’affitto dello spazio del vicino Musil, ceduto in comodato d’uso all’amministrazione che a sua volta l’avrebbe ceduto al museo. A contratto scaduto, trascorso un decennio, e non avendone più bisogno, l’outlet interruppe i pagamenti.

A quel punto la società bussò al sindaco, che però per questioni di ristrettezze di bilancio decise di non rinnovare l’accordo. Ne derivò una causa. Per l’accusa, a quel punto, gli amministratori sarebbero intervenuti a gamba tesa minacciando di bloccare un cantiere dell’outlet per presunti abusi urbanistici. "Quel sopralluogo disposto da Andreoli ed eseguito da Pedretti, che vi si presentò con un registratore nascosto, fu strumentale", ha concluso il pm Berardi. Dal canto suo Andreoli, anche ieri in aula, si è sempre professato innocente. "Il contratto di locazione fu sottoscritto dall’outlet e da Primavera srl, mentre il Comune aveva sottoscritto solo quello del comodato d’uso - ha arringato l’avvocato Stefano Paloschi, che assiste l’ex sindaco con la collega Valeria Zito -. Quando nel 2017 quel contrattò andò a scadenza, l’outlet non inviò la disdetta, cosa che invece il Comune fece con quello relativo al Musil. Si rinnovò automaticamente, e Primavera chiese i canoni all’outlet. Quei 175mila euro pagati dunque non sono un illecito, ma una somma dovuta". Di qui la richiesta di assoluzione, o in subordine di riqualificazione del reato in abuso d’ufficio. "Andreoli dispose il sopralluogo in buona fede, in un contesto di causa arbitrale. Non fece pressioni, non ne trasse vantaggi elettorali, giacché la storia rimase sottotraccia. Si è sempre mosso a vantaggio della comunità".