REDAZIONE BRESCIA

Ricorso al Tar contro obbligo barriera idraulica

L’attuale società andrà via il 31 marzo: fino ad allora ha garantito l’emungimento

Nuovo capitolo nella lunga vicenda giudiziaria del caso Caffaro. Le società Livanova, Todisco Group-Angiola Srl e Caffaro Brescia srl in liquidazione hanno fatto ricorso al Tar di Brescia per l’annullamento dell’ordinanza del ministero dell’Ambiente del 18 gennaio scorso. Dal dicastero, guidato al tempo dal ministro Sergio Costa, era arrivato il provvedimento che ordinava alle sei aziende che a vario titolo hanno operato nel sito industriale (le tre ricorrenti più Caffaro Srl, Caffaro Chimica Srl, Snia Spa in amministrazione straordinaria, responsabili dell’inquinamento storico), di "assicurare il mantenimento in esercizio del barrieramento idraulico". Il sistema, seppur non ottimale, consente di mantenere la falda in sicurezza evitando lo spandimento di inquinanti: secondo uno studio di Arpa, non la si può spegnere neanche temporaneamente.

All’origine dell’ordinanza c’era stata la comunicazione inviata da Caffaro Brescia in liquidazione, in cui annunciava che avrebbe cessato l’emungimento il 31 marzo, data di risoluzione dal contratto d’affitto. Con Caffaro Brescia ha fatto ricorso anche Angiola Srl, società del gruppo Todisco che esercita attività di direzione e coordinamento verso Caffaro Brescia, e Livanova, multinazionale in cui è confluita Sorin biomedicale (nata nel 2004 per scorporo da Snia), già condannata a risarcire lo Stato per i siti inquinati di Brescia, Colleferro e Torviscosa. Il ricorso non incide per ora sulla sorte del sito industriale. Proprio la scorsa settimana, Caffaro Brescia (nel frattempo finita sotto sequestro nell’inchiesta della Procura di Brescia per disastro ambientale) ha comunicato che continuerà l’emungimento fino a che resterà nel sito. Intanto si attende l’avvio della gara europea per la bonifica e messa in sicurezza del sito industriale.

Nel frattempo, è ripartito anche un iter giudiziario che sembrava concluso. LaCastella, società di Garda Uno, ha infatti presentato ricorso al Consiglio di Stato per la revocazione della sentenza di agosto 2020 dello stesso Consiglio di Stato, che aveva bocciato la discarica di inerti da 1 milione di mc a Rezzato, a 700 metri da Buffalora. Federica Pacella