Brescia, rapina finta ma colpo vero: arrestata la guardia giurata

Alla guida del furgone chiede aiuto ai carabinieri poi cade in contraddizione, secondo la Procura ha inscenato il furto per intascarsi 370mila euro

I carabinieri hanno indagato sulla finta rapina e inchiodato la guardia giurata

I carabinieri hanno indagato sulla finta rapina e inchiodato la guardia giurata

Brescia - Chiama i carabinieri per denunciare di essere finito nel mirino di un commando senza scrupoli che gli avrebbe tagliato la strada e puntato addosso la pistola per rapinarlo del prezioso contenuto del furgone del quale era al volante, 370mila euro, ma finisce in manette. Motivo: la procura ritiene che (presunta) vittima e colui che si è impossessato del gruzzolo siano la stessa persona, la quale ora si trova in stato di fermo. Furto aggravato e simulazione di reato, i reati contestati dal pm Donato Greco.

Protagonista dell’episodio è un dipendente dell’agenzia Fidelitas di Brescia, un 41enne egiziano di casa nel primo hinterland. L’uomo, un incensurato, oggi comparirà davanti al gip Matteo Grimaldi per l’interrogatorio di convalida. Nell’immediatezza dei fatti ha negato ogni addebito, poi si è chiuso nel silenzio. Ma investigatori e inquirenti ritengono di avere in mano sufficienti elementi per dire che non c’è stata nessuna rapina. O meglio, per sostenere che i contanti in procinto di essere consegnati a banche, negozi e uffici postali all’alba dell’altro giorno e poi spariti, si siano volatilizzati proprio per mano del dipendente infedele. Sarebbe lui l’artefice della messinscena.

I fatti. La guardia giurata martedì scorso ha dato l’allarme. Partito dalla sede centrale della Fidelitas di buon mattino con il blindato imbottito di bigliettoni, a suo dire il vigilantes si è diretto in Vallecamonica per effettuare alcune consegne di denaro. Alle 6,30 però, ha riferito alle forze dell’ordine, mentre percorreva la strada tra Ceto e Braone, si è imbattuto in un’auto con a bordo due banditi. La macchina ha sorpassato il portavalori, si è messa di traverso per bloccarne il passaggio.

Dalla vettura, pare una berlina, sarebbero scesi due uomini travisati che, pistola in pugno, lo avrebbero obbligato a scendere dal mezzo e a consegnare il contenuto - 370mila euro suddivisi in cinque valigette -, quindi si sarebbero rapidamente dileguati. Raccolta la segnalazione, i carabinieri della compagnia di Breno si sono messi subito al lavoro per dare la caccia ai banditi. Ma da subito sono emersi elementi che hanno indotto chi indaga a nutrire ben più di qualche sospetto a carico del denunciante.

Le sue dichiarazioni infatti avrebbero mostrato falle e contraddizioni. Incapacità di fornire dettagli sui rapinatori, che non si sa che età, anche indicativa, avrebbero, né si è capito se parlassero italiano o una lingua straniera. Orari e indicazioni traballanti. Nessuna traccia di assalto nelle telecamere. La perquisizione domiciliare a carico della guardia non ha offerto finora elementi utili all’indagine, che continua, anche per verificare la prensenza di eventuali complici. Ma alcuni brandelli di sacchi, del tutto compatibili con quelli in cui era contenuto il denaro, sono stati rinvenuti in un cassonetto della provincia. Per l’accusa, a sbarazzarsene è stato proprio il 41enne. Che nelle prossime ore, dovrà spiegare molte cose.