Ma che succede in città? Prima la mega rissa a Porta Nuova e ai Propilei, poi l’aggressione a un bagnino alle piscine comunali, la rissa al Luna Park, alla Celadina, e infine, sempre alle giostre, domenica sera è stato fermato un ragazzino maghrebino con addosso un coltello da guerra in titanio, di quelli con la lama retrattile, e un tirapugni. Episodi di microcriminalità che messi in fila hanno fatto scattare il campanello d’allarme. La riposta degli amministratori non si è fatta attendere e parte proprio dagli ultimi provvedimenti presi grazie all’incontro tra Comune, Prefettura e Questura: un dispositivo già operativo, con controlli scattati sul territorio nello scorso fine settimana. E proprio di sicurezza in città si è parlato ieri durante la conferenza stampa cui hanno partecipato il sindaco, Giorgio Gori, il suo vice, Sergio Gandi, nonché assessore alla Sicurezza, e la collega alle Politiche per i giovani, Loredana Poli.
La risposta del sindaco Gori "Serve più personale per le forze dell’ordine e per le procure, una rete e più fondi per le comunità. Chiediamo al governo di poter disporre del Daspo, rivisto secondo nuovi criteri. Più poteri ai Comuni per decidere i luoghi della città dove applicarli. Il fenomeno in discussione non è quello delle baby gang. Qui si tratta di minori, ragazzini, nella maggior parte dei casi stranieri, di seconda e terza generazione, che si danno appuntamento nel capoluogo. Usano Tik Tok, Instagram, sono arrabbiati, spesso vengono da contesti famigliari precari, instabili. Ascoltano musica trapper, dove si parla di soldi, lusso, bella vita". Poi parla dell’osservatorio per il monitoraggio dei minori, "occorre mettere assieme tutte le conoscenze, la rete delle comunità". Il vice sindaco e assessore alla Sicurezza Sergio Gandi: "La situazione è costantemente sotto controllo, mercoledì è in programma un nuovo incontro con il Comitato per l’ordine e la sicurezza".
Infine Loredana Poli, assessore alle Politiche Giovanili: "Si tratta di un fenomeno che viaggia sui social: servono più strumenti, anche digitali, per cercare di prevenire certi comportamenti. I gruppi coinvolti si danno appuntamenti in diversi luoghi della città, anche grazie a Telegram, quindi non si può parlare di baby gang".
Francesco Donadoni