Bedizzole (Brescia) – È finito in carcere Gianbattista Guatta, il 61enne di Bedizzole che lo scorso 15 novembre alla guida del suo furgone Nissan da ubriaco ha falciato e ucciso Nicolas Gaston Pascale Urgoiti, 27enne uruguaiano che camminava lungo via Brescia facendosi luce con la torcia del cellulare. Guatta non solo non si è fermato. Oltre quattro ore dopo l’incidente presentava un tasso alcolemico da 1,45 a 1,53, g/l, tre volte oltre il limite consentito.
L’incidente era avvenuto alle 21,09 in prossimità del Road Cafè, dal quale era appena uscito l’investitore. Quando alle 23 sono arrivati sul posto i carabinieri della compagnia di Desenzano, hanno trovato sulla Provinciale la moglie e la figlia di Guatta con il compagno di quest’ultima. Il 61enne a loro dire una volta rincasato aveva confidato di avere colpito "qualcosa o qualcuno”. Allarmati, i familiari erano usciti per verificare, senza tuttavia trovare alcunché.
Solo in un secondo momento il fratello del compagno della figlia dell’indagato durante un ulteriore sopralluogo ha notato una scarpa da ginnastica bianca sul selciato, una luce in fosso e all’interno il 27enne agonizzante. È stato lui a chiamare i soccorsi. Urgoiti è sopravvissuto fino al giorno dopo. Poi, a causa del grave trauma cranico e addominale, è morto in ospedale. I militari hanno trovato pezzi del fendinebbia e del parabrezza del furgone danneggiato nel canale. E dalle telecamere si vedeva un furgone Nissan piombare sul pedone senza accennare nemmeno una frenata.
Sottoposto all’etilometro, Guatta all’1.42 aveva un tasso alcolemico i 1,45 g/l, e all’1.51 di 1,53. La barista ricorda di avegli servito quella sera "tre bicchieri di vino bianco”, e di aver avuto l’impressione “avesse già bevuto”. Per il gip sussistono non solo i gravi indizi di colpevolezza ma anche le esigenze cautelari. Guatta, caratterizzato da “assoluta mancanza di autocontrollo” e consumatore di bevande alcoliche, se non adeguatamente cautelato può reiterare il reato nonostante sequestro del veicolo e del ritiro della patente. Ha inoltre mostrato “una personalità trasgressiva evitando di fermarsi”. Appare improbabile che non si sia reso conto di aver investito una persona, non solo per i danni al mezzo ma anche per forze messe in campo per trovare la vittima. Sussiste inoltre il pericolo di inquinamento probatorio: “il comportamento dall'inizio è stato finalizzato a nascondere l'accaduto”.