Agguato da Frank, si cercano tre complici. I killer intanto chiedono dei loro parenti

La Mobile e il pm Valeria Bolici sono sulle tracce di più individui: di chi ha venduto ad Adnan il fucile a canne mozze, rubato nel 2011 nel Cremonese durante un furto in abitazione con altri cinque fucili da caccia, e dell’uomo che tempo fa si era offerto di uccidere ma poi si era tirato indietro di Beatrice Raspa FOTO - Agguato alla pizzeria 'Frank' - I funerali di Frank e Vanna - Arrestati i due killer - Lo scooter dell'agguato

Francesco Seramondi, 65 anni, e la consorte  Giovanna  Ferrari, di due anni più giovane

Francesco Seramondi, 65 anni, e la consorte Giovanna Ferrari, di due anni più giovane

Brescia, 23 agosto 2015 - Continua a ritmi serrati l’indagine sull’agguato mortale a Francesco Seramondi e la moglie Giovanna Ferrari. A 12 giorni dall’esecuzione, compiuta alla Mandolossa dal titolare del «Dolce & salato», il pakistano Muhammad Adnan, e dall’indiano Sarbjit Singh, polizia e procura non mollano la presa sulla ricerca di altre persone coinvolte indirettamente, e a breve potrebbero esserci sviluppi. La Mobile e il pm Valeria Bolici sono sulle tracce di più individui: di chi ha venduto ad Adnan il fucile a canne mozze, rubato nel 2011 nel Cremonese durante un furto in abitazione con altri cinque fucili da caccia, e dell’uomo che tempo fa si era offerto di uccidere ma poi si era tirato indietro. Stando agli inquirenti, il killer (reo confesso) covava il proposito di eliminare Frank dal novembre 2014.

I litigi tra i pizzaioli, stessa attività a pochi metri di distanza con esiti opposti – l’italiano guadagnava bene, lo straniero era sull’orlo del fallimento – nell’ultimo periodo avvenivano anche sotto gli occhi dei clienti. Prima di ingaggiare Singh, che a suo dire ha accettato di fare il palo solo in cambio di 5mila mila euro e della promessa di un lavoro, il pakistano aveva trovato sponda in un connazionale. L’uomo però si era defilato. E ancora, manca all’appello la persona da cui Adnan si era procurato la pistola usata il primo luglio per ferire il dipendente albanese di Frank, Arben Corri. A differenza del fucile, rinvenuto in un fosso, la pistola non è mai stata trovata.

In parallelo proseguono gli accertamenti sul movente, ritenuto insufficiente così come raccontato. La Finanza ha sotto la lente i misteriosi contanti scoperti nelle disponibilità dei Seramondi, 800mila euro nascosti in parte in casa, in parte in cassette di sicurezza dal figlio Marco e da due dipendenti. A non convincere, e a far sospettare accordi pregressi tra i personaggi in causa, ci sono anche vecchi assegni mai incassati da Frank all’epoca della cessione del suo negozio a Kashif Razaq, il pakistano per cui anni fa lavorava Adnan. Il killer frattanto ha chiesto all’avvocato Claudia Romele di contattare i parenti in Pakistan per informarli. Singh invece, che ha preso le distanze dall’omicidio, spera di lasciare Canton Mombello. «Intendo chiedere i domiciliari – spiega il suo legale Nicola Mannatrizio -. Cerco disponibilità dal fratello a Villongo».