
DELUSO Roberto Dancelli con alcune delle fiere che nel tempo ha custodito nella sua oasi di Polpenazze (Fotoservizio Fotolive)
Brescia, 16 febbraio 2017 - «Il sogno svanisce». C’è soprattutto tanta amarezza nelle parole di Roberto Dancelli, che da vent’anni cura animali feriti, indesiderati o sequestrati portati dalla ex Forestale o da privati cittadini. La sua oasi, 30 mila metri quadri nella Valtenesi, a Polpenazze, chiuderà. «Cosa vuole che le dica – spiega – l’oasi va male. Sto ancora aspettando i permessi per diventare Centro di recupero, ma evidentemente la cosa non interessa a nessuno. E allora ho intenzione di chiudere tutto». Il via libera per riconoscere l’oasi come Centro recupero dovrebbe arrivare dal ministero per le Politiche agricole e forestali. «Ho scritto lettere, fatto incontri ovunque, sono venuti anche da Roma a controllare che ci fossero gli spazi adeguati e che le gabbie fossero a norma. Andava tutto bene, ma poi non si è mai concretizzato nulla. Sono sette anni che aspetto, ora basta».
Il problema sono i costi, a carico di Darcelli, che nella vita fa tutt’altro: si occupa, infatti, di smaltimento di rifiuti pericolosi. L’oasi era nata per passione, su un terreno della madre. Ad oggi ospita ancora un centinaio di animali: pappagalli, una quarantina di daini, qualche cinghiale, serpenti, piccioni. «Sono animali sequestrati dalla Forestale oppure erano feriti e mi sono stati portati dalla Provincia o dall’Anpana».
Da Polpenazze sono passati anche anche una tigre, un leone e un puma. «Ci sono ancora privati che vorrebbero portarmi animali esotici che non riescono più a tenere, ma io dico di no. Tra luce, acqua, mangimi, veterinari, I costi lievitano. Non ho mai chiesto nulla, ma almeno bilanciare le spese». La stima è di almeno 5 mila euro al mese di costi vivi, senza contare il tempo dedicato agli animali, diverse ore al giorno, senza feste né ferie. «Avevo iniziato per passione, poi c’è stata una lunga collaborazione, sono custode giudiziario per gli animali sequestrati, ma sono rimasto solo e non riesco più ad affrontare queste incombenze. Tutti dicono di sì, ma poi non succede nulla. Allora che gli animali se li accudiscano loro, così io ho tempo di seguire la mia piccola famiglia. Non voglio parlar male, è un dato di fatto e ne prendo atto». A meno che non si smuova qualcosa, l’oasi di Polpenazze, insomma, ha i giorni contati. «Farò portar via gli ultimi animali e poi metto in vendita l’area, che è edificabile. Visto che il sogno svanisce, almeno mi tutelo la pensione».