Brescia, tre neonati morti: bufera sull'ospedale

Sono i decessi avvenuti negli ultimi sette giorni. Il ministro Grillo avvia un’ispezione. Il primario: "Casi non correlati"

Il neonato è nato prematuro alla 30^ settimana

Il neonato è nato prematuro alla 30^ settimana

Brescia, 7 gennaio 2019 - Uno scricciolo di poco più di un chilo venuto alla luce prematuro il 4 dicembre solo alla trentesima settimana, che per un mese lotta come un leone nell’incubatrice della Terapia intensiva neonatale del Civile. E il piccolo cresce, prende cinque etti di peso, supera ostacoli, tra cui uno pneumotorace, riesce a nutrirsi, seppure con difficoltà. Ma a fine anno la situazione precipita: contrae una misteriosa infezione, non espelle più liquidi e sabato pomeriggio muore. 

È la storia di Marco, secondogenito di una coppia di Brescia che ora si dispera e chiede verità. Tanto più che in una settimana in reparto sono morti altri due bimbi: un maschietto, deceduto a fine anno, e una femmina, morta il 2 gennaio. I due erano ricoverati nella stanza di Marco. «Non accusiamo nessuno, il personale ha curato bene mio figlio, ma vogliamo sapere che cosa è successo» si sfoga mamma Denise. «La morte di Marco è riconducibile alle complicanze di una grave infezione sistemica di origine ancora indeterminata nonostante i molteplici esami microbiologici eseguiti - fa sapere la direzione della Asst Spedali Civili – ma si esclude un focolaio infettivo epidemico».  Il primario Gaetano Chirico, direttore dell’Unità operativa di Neonatologia e della Terapia intensiva neonatale del Civile, 500 prematuri curati all’anno, conferma: «Marco negli ultimi giorni ha avuto complicanze a cascata, purtroppo tra bimbi di peso molto basso questi episodi rientrano nella casistica. Ma la correlazione tra i decessi è solo una triste coincidenza. I quadri clinici erano del tutto diversi l’uno dall’altro. Escludiamo sia in atto un focolaio». L’ospedale la scorsa estate era già finito nella bufera per la morte di Paolo, un neonato stroncato dalla Serratia marcescens. Il batterio aveva infettato un’altra decina di bimbi e colonizzato il reparto dei prematuri, chiuso per alcune settimane ai nuovi accessi per permetterne la bonifica. Tutto il personale, sedici tra medici e infermieri, è finito sotto indagine. E ora il Civile è di nuovo sotto i riflettori.  Il ministro della Salute Giulia Grillo ha avviato un’ispezione ministeriale e inviato i carabinieri del Nas, che ieri pomeriggio sono stati in Terapia intensiva neonatale per sequestrare le cartelle cliniche dei pazienti deceduti. «È necessario fare chiarezza, lo dobbiamo a questi bambini che non hanno fatto in tempo ad affacciarsi alla vita, ai loro familiari e a chi lavora con impegno e serietà in una struttura eccellente qual è l’ospedale bresciano» ha fatto sapere Grillo. 

La Asst dal canto suo garantisce «piena collaborazione, esprime partecipazione e vicinanza alle famiglie coinvolte ma intende non creare allarmismo». Anche l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera si è attivato dando mandato ad Ats di disporre una commissione d’inchiesta regionale «al fine di avviare controlli sulle procedure messe in atto». I lavori inizieranno già oggi. Qualcosa in più si saprà poi dall’autopsia disposta per le prossime ore dalla Procura, che ha aperto un’altra indagine. Ma i tre prematuri morti al Civile non sono un caso isolato. Due giorni fa anche in Poliambulanza è morto un bimbo nato pretermine, a sole 24 settimane. 

«Salvare chi è in condizione di prematurità grave purtroppo è ogni volta un miracolo – conclude Flora di Flora, presidente della onlus Nati per vivere, che supporta le famiglie dei prematuri nella dura battaglia per la vita -. Questi piccoli non hanno garanzie di farcela, la loro situazione è talmente delicata e complessa che possono aggravarsi e morire in poche ore. I genitori lo devono sapere»