Neo-mamme a rischio depressione Sono triplicate dopo la pandemia

L’indagine ha coinvolto più di 14.000 soggetti attraverso 18 servizi pubblici territoriali fra questi anche il Consultorio familiare di Treviglio dell’Asst Bergamo Ovest

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di Federica Pacella

Problemi economici, solitudine, fragilità psicologiche pregresse accentuate dall’isolamento. Così la pandemia ha incrementato il rischio di depressione nel periodo perinatale per le donne, che si confermano tra le categorie più duramente colpite dalle conseguenze della pandemia. Lo rileva il primo studio sull’impatto di Covid in merito al rischio di depressione ansia nelle madri dall’inizio della gravidanza al primo anno dopo il parto. L’indagine, pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, ha coinvolto più di 14.000 donne attraverso 18 servizi pubblici territoriali che partecipano al Network Italiano per la Salute Mentale Perimentale, coordinato dal Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale (SCIC) dell’Istituto Superiore di Sanità. Tra i 18 centri, anche il Consultorio familiare di Treviglio dell’ASST Bergamo Ovest (unico lombardo, 2206 screening effettuati sui 14mila totali). Cosa dice lo studio? Mettendo a confronto i dati tra il 2019 ed il 2022, è emerso che sono quasi triplicate le donne a rischio depressione. Nel 2019, infatti, erano l’11,6% del campione, nel 2020 il 13,3%, nel periodo tra gennaio e settembre 2021 si è registrato il 19,5%, mentre tra novembre 2021 ed aprile 2022 si è arrivati addirittura al 25,4%. I dati confermano l’ipotesi che restrizioni e misure di isoalmento, le preoccupazioni per possibili contagi, l’incertezza riguardo alle possibili conseguenze dell’infezione sulla salute del bambino, i limiti del monitoraggio ostetrico e il dilemma della vaccinazione abbiano accresciuto la naturale vulnerabilità delle donne in questa fase delicata della vita. L’analisi evidenzia, ad esempio, come le variabili più associate al rischio di depressione includono l’avere problemi economici e non poter fare affidamento sul sostegno di parenti o amici. Essere casalinghe rappresenta un rischio inferiore, mentre più vulnerabili sono le donne con lavori precari o disoccupate e che vivono da sole. Tutti aspetti che sono stati esacerbati dalla pandemia e dai lockdown più o meno restrittivi e che evidenziano l’impatto negativo della pandemia sulla salute mentale delle donne nel periodo perinatale, confermando il ruolo di noti fattori psicosociali per l’ansia e la depressione. Sebbene siano ancora preliminari, i risultati evidenziano l’urgenza di monitorare il benessere psicologico delle donne nel periodo perinatale. L’attuazione di programmi di screening in questo periodo è particolarmente importante per identificare precocemente le donne a più alto rischio di ansia o depressione e quindi la loro inclusione in programmi di intervento efficaci, favorendo così lo sviluppo della relazione madre-bambino e della salute mentale per tutta la vita.