PAOLO CITTADINI
Cronaca

Morì nell’intervento al rene: "Tre medici da processare"

Chiesto il giudizio per urologi della Poliambulanza

L’ospedale Poliambulanza (Fotolive)

Brescia, 23 giugno 2017 - La Procura di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio per tre degli otto medici della Poliambulanza, indagati per la morte di Lorenzo Tomarchio, il bresciano di 59 anni, morto il 29 dicembre del 2015 nel corso di un intervento chirurgico per la rimozione di una massa tumorale. La causa dell’emorragia che ha provocato il decesso: la rescissione accidentale dell’arteria mesenterica superiore. Omicidio colposo dovuto a imperizia e negligenza è il reato contestato ai tre medici dell’Unità operativa di Urologia. La Procura ha invece chiesto l’archiviazione per tre chirurghi e due anestesisti, iscritti inizialmente nel registro degli indagati. Per gli inquirenti, nel corso dell’intervento si sarebbero registrati «numerosi errori e mancanze» da parte dei tre medici per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio.

A mettere nero su bianco gli errori era già stata nei mesi scorsi la perizia disposta dal sostituto procuratore Carlo Pappalardo ed eseguita dal medico legale Vito Cirielli e dal professor Giulio Mazzilli, specialista in chirurgia vascolare. «Sono ravvisati profili di imprudenza nei confronti del team che effettuò l’intervento - scrivevano nella relazione i due consulenti -. Nell’asportazione della massa tumorale il gruppo non era coadiuvato dallo staff di chirurghi vascolari (arrivati in sala solo due ore dopo la lesione) e la Tac eseguita il giorno prima dell’intervento aveva ben evidenziato la probabile assenza di sicuri piani di clivaggio (piani che visibilmente dividono due strutture) con l’aorta». Secondo i due professionisti incaricati dalla Procura, la lesione all’arteria che ha provocato l’emorragia poteva essere evitata.

«Il rischio era prevedibile visto il risultato della Tac del 28 dicembre», chiosava la perizia. Nonostante i segnali invece non sarebbe stato fatto nulla, nemmeno predisporre una adeguata quantità di sangue nel caso di emorragia. A sollevare i primi dubbi sull’operato dei medici sono stati i figli di Tomarchio che, all’indomani della morte del padre, avevano deciso di depositare un esposto.