Giallo di Marcheno, un teste a processo: "Giacomo offrì 200mila euro per uccidere lo zio"

La morte di Mario Bozzoli: operaio punta il dito sull’imputato e riferisce le parole di un collega. Sfuriata del presidente della giuria contro i "non ricordo"

L'imputato Giacomo Bozzoli

Brescia Tribunale processo Bozzoli

Brescia - "Thiam mi disse che Giacomo gli aveva offerto 200mila euro per fare fuori lo zio Mario e fare la bella vita in Africa. Ipotizzavamo che la proposta l‘avesse ricevuta anche Oscar Maggi". In un giudizio che arranca tra "non ricordo" e cambi di rotta rispetto alle versioni rese all‘epoca dei fatti, tanto da avere esasperato il presidente della Corte d‘assise Roberto Spanò ("Ma si può fare un processo di contestazioni? Siamo stufi di sentire sciocchezze dai testi") ieri due ex operai della Bozzoli hanno reso dichiarazioni di rilievo sul mistero della scomparsa di uno dei loro titolari sparito la sera dell‘8 ottobre 2015 dalla fonderia di Marcheno.

Alla sbarra, imputato di omicidio premeditato e occultamento di cadavere, c‘è il nipote Giacomo. Uno è il romeno Bogdan Urungueanu, che si alternava al forno piccolo con Maggi. Quel giorno staccò alle 18. Mario lo chiamava tutti i giorni per fargli contare i pani di ottone: "Mi chiedeva di fotografare con il telefono i carichi in entrata e in uscita, non si fidava del fratello Adelio. Anche qualche settimana prima li avevo visti litigare nel piazzale". Quel telefonino pieno di scatti si volatilizzò in fabbrica tre giorni prima di Mario: "L‘avevo messo in carica sopra il forno come facevo spesso. Il giorno dopo c‘era solo il caricatore per terra. Ho chiesto a tutti. Sparito".

Intercettato, Bodgan riferì a un amico che a rubarglielo era stato Giacomo, "uno che vuol fare del male". Di Adelio e figli diceva che "erano ladri, rubavano e rivendevano l‘ottone, nel quale ci mettevano la sabbia". "Quelle cose me le diceva Mario, io non li ho visti rubare – ha precisato in aula –. Io comunque volevo andarmene, non si lavorava bene, anche io litigavo con Giacomo. Ma Mario voleva rimanessi".

Nelle settimane a ridosso della sparizione dell‘imprenditore, Bogdan e i colleghi si lasciarono andare a commenti: "L‘avranno aspettato in bagno con la luce spenta, gli avranno picchiato qualcosa in testa e lo avranno messo in un sacco". "Erano voci", ha chiarito. Sospettavano pure di Beppe Ghirardini, l‘addetto al forno grande trovato a Case di Viso avvelenato dal cianuro: "Qualcosa ha visto e qualcosa ha fatto". "Perché ti sei convinto che c‘entri Giacomo?" domanda Spanò. E Bogdan: "Perché Mario gli non piaceva". 

A Bogdan inoltre il collega senegalese Thiam, tornato in Africa nel settembre 2015, avrebbe fatto una confidenza shock. "Giacomo in agosto per due volte gli aveva offerto 200mila euro per far fuori lo zio. Lui rifiutò". Il presidente: "Non ti ha parlato di un‘offerta per picchiarlo?". L‘operaio: "No. Sicuro. Per farlo fuori".

Il secondo ex dipendente che ha raccontato senza remore della ‘faida‘ in atto alla Bozzoli srl è Lionello Raza: "Mario voleva fare l‘ottone puro, gli altri ci mettevano l‘alluminio per risparmiare, e andava in bestia. I nipoti lo trattavano come una pezza da piedi. Anni prima Mario e Adelio si erano persino messi le mani addosso davanti a noi. Giacomo aveva iniziato a lavorare da poco, e Adelio diceva che Mario lo aveva picchiato".