Marcheno, Bozzoli: "Le banche ci diano fiducia altrimenti qui è finita per tutti quanti"

Incontro tra azienda e sindacati, a rischio tredici posti di PAOLO CITTADINI

Un’immagine di repertorio della fonderia Bozzoli nei giorni in cui erano vivissime le ricerche del titolare scomparso (Fotolive)

Un’immagine di repertorio della fonderia Bozzoli nei giorni in cui erano vivissime le ricerche del titolare scomparso (Fotolive)

Marcheno (Brescia), 27 febbraio 2016 - «I macchinari sono stati rimontati e visto che gli ordini non mancano i clienti sono pronti a darci fiducia. Ci serve però il denaro liquido per ripartire dopo cinque mesi di sospensione dell’attività. A questo però possono però pensarci solo le banche». Così Adelio Bozzoli, il fratello di Mario scomparso dalla fonderia di famiglia dall’8 ottobre dell’anno scorso, si è rivolto alla delegazione di lavoratori che accompagnati da Stefano Olivari della Fim Cisl lo hanno incontrato ieri mattina. Il 27 gennaio il complesso produttivo di Marcheno è stato dissequestrato, gli inquirenti avevano messo i sigilli all’azienda il 13 ottobre per consentire agli investigatori di trovare una qualsiasi traccia di Mario Bozzoli, ma da allora l’attività non è mai ripartita.

«Per ripartire serve liquidità – ha ricordato Bozzoli – In caso contrario è finita». Entro due settimane al massimo l’azienda porterà agli istituti di credito tutta la documentazione necessaria per poter far riaprire i rubinetti del credito. Per ripartire potrebbe servire un assegno da qualche milione di euro. «A quel punto però la banca o le banche contattate dovranno rispondere in tempi brevi – sottolinea Stefano Olivari – Hanno una importante responsabilità tra le mani: mettere la benzina e far ripartire la macchina. In ballo ci sono le famiglie di lavoratori che da mesi non vedono praticamente un euro di stipendio mentre le spese continuano a crescere. Gli effetti del lunghissimo sequestro a cui sono stati sottoposti gli impianti si fanno purtroppo sentire pesantemente».

All’incontro di ieri mattina era presente Adelio Bozzoli, non Irene Zubani la moglie di Mario nominata nelle scorse settimane curatrice del patrimonio del marito svanito nel nulla al termine di una normale giornata di lavoro.Al termine dell’incontro con la proprietà si è svolta un’assemblea dei lavoratori a cui hanno partecipato anche Oscar Maggi e Aboagye Akwasi i due dipendenti iscritti nel registro degli indagati insieme a Giacomo e Alex Bozzoli (ieri in azienda loro invece non si sono visti), i nipoti di Mario. L’accusa nei loro confronti è di omicidio volontario e distruzione di cadavere. Se i primi due sono già stati sentiti dagli inquirenti per i due nipoti di Mario Bozzoli ancora non è stato disposto alcun interrogatorio. «I lavoratori sono disposti ad attendere ancora qualche giorno – spiega Olivari – L’importante è che le banche sblocchino la situazione in fretta. Se l’azienda riparte i dipendenti ricominceranno a prendere lo stipendio e attivare la cassa integrazione che fino a oggi è partita. Non è facile ma non lasceremo soli gli operai di questa azienda finita in una voragine giudiziaria che ne ha compromesso produzione e mercato».