Brescia, omicidio di Manuela Bailo: "Tagli alla gola, lucidità mentale per Pasini"/ VIDEO

A parlare è il Procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno. La Scientifica ancora nella villetta di ospitaletto, dove è stata uccisa la 35enne

Manuela Bailo e Fabrizio Pasini immortalati dalle telecamere di videosorveglianza

Manuela Bailo e Fabrizio Pasini immortalati dalle telecamere di videosorveglianza

Brescia, 24 agosto 2018 - "La morte di Manuela Bailo è avvenuta attraverso un'arma da taglio che ha comportato la recisione della carotide". E' quanto ha detto il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno parlando del delitto di Manuela Bailo, la 35enne bresciana uccisa dal suo amante Fabrizio Pasini accusato ora di omicidio volontario. "La ferita alla testa - ha spiegato il procuratore di Brescia - non è stata determinante per la morte". E ha aggiunto: "Fabrizio Pasini ha avuto una lucidità mentale in netta contrapposizione con l'ipotesi dell'incidente. Si è preso tutto il tempo - ha proseguito - per impacchettare il corpo della ragazza e trasportarla nel Cremonese dove già aveva individuato il luogo dove occultare il cadavere".

Eppure, l'uomo ha sempre sostenuto la tesi "dell'incidente", anche durante l'interrogatorio di convalida del fermo. "Ho spinto Manuela durante una lite". La sua versione però si sgretola. Gli accertamenti con il Luminol che ieri si sono svolti nella casa dell’omicidio, la villetta della madre del sindacalista in via Allende a Ospitaletto, fanno presagire ben altro scenario. E tra chi indaga prende consistenza un’ipotesi: nessuna caduta dalle scale. Piuttosto Manuela potrebbe essere stata tramortita con un pesante oggetto, e poi finita con un’arma da taglio. Solo supposizioni, per ora, dal momento che il cattivo stato di conservazione del cadavere complica l’autopsia. I medici legali hanno evidenziato una frattura composta alla base del cranio – questa sì compatibile con una scivolata – "insufficiente" però ad averne determinato la morte, sopraggiunta non sul colpo.

Il corpo della 35enne di Nave, rimasto nella ex vasca per liquami della cascina sperduta nel Cremonese, ad Azzanello, per quasi tre settimane mostra strani tagli all’altezza della gola. Segni che se in un primo momento si correlavano a un possibile soffocamento dovuto a una emorragia, scaturita dalla botta in testa, adesso non si esclude abbiano un altro nome: ferite da arma da taglio. Le tracce ematiche "accese" dal Luminol tra il garage e il bagnetto dell’interrato sarebbero infatti quantitativamente così rilevanti da far propendere per l’ultima ipotesi. Gli uomini della Scientifica dei carabinieri hanno sottoposto all’esame del reagente chimico la villetta da cima a fondo, scarichi dei bagni compresi. Il Luminol, dicono, ha acceso luce violetta ovunque tra garage e piccolo bagno accanto, in specie nella doccia, ma non altrove in casa. Oggi le tute bianche dell’Arma sono tornate a Ospitaletto per sottoporre agli stessi accertamenti "irripetibili" la Opel Meriva della moglie di Pasini. L’auto con cui il 48enne sindacalista - già espulso dalla Uil, che vuole costituirsi parte civile in sede processuale – ha portato il cadavere in un sacco della spazzatura ad Azzanello. 

La Procura di Brescia ha disposto il nullaosta della salma. I funerali della giovane saranno celebrati lunedì pomeriggio alle 16 a Nave, paese dove Manuela e la sua famiglia vivono. Secondo la ricostruzione degli inquirenti Pasini l'avrebbe uccisa con un colpo alla gola utilizzando un'arma bianca, che però non si trova. Lo dimostrerebbe un segno presente sulla carotide della giovane e la tesi degli inquirenti è avvalorata dalla grande presenza di sangue trovata nella lavanderia dell'appartamento di Ospitaletto dove Manuela è stata uccisa.