Baby ginnaste maltrattate, i magistrati alla Federazione: "Fermate Stefania Fogliata"

Calcinato, l'obiettivo è bloccare l’istruttrice impegnata nelle gare a Vienna. L’interdittiva vale solo per l’Italia. La donna è accusata di aver picchiato e umiliato 8 allieve

Sefania Fogliata, da martedì interdetta per un anno dall’insegnamento nelle palestre

Sefania Fogliata, da martedì interdetta per un anno dall’insegnamento nelle palestre

Calcinato (Brescia) - E adesso la magistratura ha scritto alla Federginnastica per sollecitarla a ritirare formalmente l’egida sotto la quale Stefania Fogliata, da martedì interdetta per un anno dall’insegnamento nelle palestre italiane per presunti maltrattamenti, potrebbe in teoria ancora allenare all’estero. La trentenne istruttrice di Desenzano non a caso quando si è vista la Mobile piombare a casa e all’Accademia Nemesi di buon mattino per notificarle la misura cautelare ed effettuare perquisizioni ha chiesto lumi. L’interdittiva vale solo entro i confini nazionali, sulla carta è compatibile con la gara che attende lei e le sue giovanissime promesse della ritmica a Vienna il prossimo finesettimana.

"L’allenatrice non è a contratto con la Federazione e non è un tecnico federale", si era affrettato a fare sapere l’ente avuta notizia dell’interdittiva, assicurando comunque "collaborazione" all’autorità giudiziaria e promettendo che all’interdittiva del gip ne sarebbe a breve seguita un’altra della giustizia sportiva. Nelle prossime ore, intanto, Fogliata incontrerà il gip Francesca Grassani per l’interrogatorio, con ogni probabilità domani, venerdì 27 gennaio, alle 9.30. Assistita dall’avvocato Paolo Botticini, trincerato dietro un "no comment", avrà la possibilità di ribattere alle contestazioni contenute nelle 49 pagine di ordinanza. Il "grave quadro indiziario" rilevato integrarerebbe in pieno i maltrattamenti aggravati compiuti dal 2017 in poi nei confronti di almeno otto ginnaste dai 10 ai 14 anni, alcune di livello internazionale, eppure fuggite dalla Nemesi perché prostrate da una routine a loro dire all’insegna di parolacce, insulti, schiaffoni, spinte, calci. Oggetti e clavette lanciate per punirle di esercizi non eseguiti alla perfezione. Frustate con i nastri. Gare imposte nonostante infortuni pesanti (come un piede fratturato). Persecuzioni per indurle a mangiare sempre meno. Ritorsioni collettive.

"Nonostante la giovane età le allieve sono riuscite a liberarsi automamente dalla fascinazione che la reputazione tecnica dell’allenatrice ha esercitato su di loro e che è stata deliberatamente strumetalizzata dalla stessa per creare una dipendenza psicologica, mascherata da pungolo per aiutare le ginnaste a fortificarsi - recita l’ordinanza -. Il fatto che abbiano raccontato solo dopo l’abbandono dell’Accademia è la logica consegenza della presa di coscienza del loro vissuto traumatico. Nonostante la giovane età, la visibilità nazionale e internazionale e la conoscenza di altri insegnanti, le stesse hanno preferito non proseguire le promettenti carriere non assumendosi il rischio di rivivere l’esperienza negativa che le ha accomunate: suggello della loro attendibilità".