FEDERICA PACELLA
Cronaca

Stesj come Heidi: "Vi racconto la mia vita in una malga"

Sempre più giovani e sempre più donne: è la nuova vita delle malghe bresciane. Come Stesj Buccio, di Bagolino: "In questo mestiere ci devi essere nato, altrimenti non lo fai. Il bello è l’aria aperta, il paesaggio, la tranquillità che hai nel lavorare

Stesj Buccio, 29 anni, con i suoi cani durante il lavoro col bestiame

Brescia, 14 settembre 2016 - Sempre più giovani e sempre più donne: è la nuova vita delle malghe bresciane. Secondo un’indagine di Coldiretti su dati regionali, gli alpeggi di montagna sono in costante crescita. Le malghe utilizzate per il bestiame, infatti, sono aumentate del 46% passando dalle 609 del 2006 alle 890 del 2015 con oltre 36mila capi bovini portati sui pascoli in altura contro i 22mila del passato. «Si tratta di un buon segnale – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Brescia e Coldiretti Lombardia – che fa ben sperare circa il futuro non solo di tante produzioni tipiche ma dello stesso ambiente considerato il ruolo di salvaguardia e tutela che gli agricoltori svolgono in zone disagiate come quelle di montagna».

Proprio l’abbandono del territorio negli ultimi decenni, infatti, ha incrementato il rischio idrogeologico. In Lombardia, le malghe sono distribuite in particolare tra Sondrio, Brescia e Bergamo. La vita d’alpeggio non è semplice. La salita in quota di solito inizia i primi di giugno; la permanenza dura qualche mese, visto che il rientro è di solito intorno alla metà di ottobre. L’età media è sotto i 45 anni, ma ci sono alpeggiatori anche molto più giovani e non è raro trovare nche le donne.

E' il caso di Stesj Buccio, 29 anni, di Bagolino. Diplomata in ragioneria, la passione per la montagna le è stata trasmessa dai genitori, visto che da quando è nata i genitori la portano alla Malga Valbuna, dove un torrente la divide dal Trentino. Per telefonare deve trovare un punto dove il cellulare prenda, come il masso su cui sale per avere almeno una tacca. «In questo mestiere ci devi essere nato, altrimenti non lo fai. Il bello è l’aria aperta, il paesaggio, la tranquillità che hai nel lavorare».

Ma non è tutto idilliaco, perché la vita in montagna, da soli per mesi, ha anche le sue difficoltà, soprattutto per un giovane. «Poi c’è la fatica e i problemi, come quando c’è brutto tempo ma le mucche devono mangiare lo stesso. Poi è chiaro che non faccio la vita degli altri, non posso stare fuori in discoteca fino alle 4 se poi alle 5 devo lavorare. I miei amici mi vengono a trovare d’estate in alpeggio».

La malga Valbuna da giugno ai primi di ottobre si tinge di rosa e diventa una piccola «repubblica montana» delle donne. «Siamo io e mia sorella, che ha tre figlie, due gemelle di 9 anni e la più piccola di 3 e d’estate le porta qui con noi. Poi c’è mio padre Aldino. Siamo produttori di Bagoss da generazioni. Scenderemo a valle tra fine settembre e inizio ottobre. Il bello è che nei primi giorni la gente mi guarda e mi saluta come se fossi appena tornata da lungo viaggio».