Le lacrime e la rabbia dei 400 ucraini “bresciani”

Ieri sera in piazza Mercato hanno chiesto all’Italia e all’Europa di non abbandonare il loro Paese invaso

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Il pianto a dirotto di Svitlana che ha inviato i farmaci alla famiglia in Ucraina ma non sa se mai arriveranno. La rabbia e il dolore di Olena, che chiede perché, oltre alle belle parole, nessuno stia andando ad aiutare l’esercito ucraino. La voce rotta dalla commozione di Halyna che annuncia che l’Italia ha detto "sì" all’esclusione della Federazione Russa dal circuito Swift, suscitando un’ovazione che si traduce subito in un corale "grazie Italia". Le candele accese, mentre almeno 400 persone cantano all’unisono "Ucraina". Storie e voci che si sono intrecciate, ieri sera, in una piazza Mercato colorata dalle bandiere giallo-blu, portate da uomini e donne della comunità ucraina a Brescia per invocare l’aiuto reale da parte dell’Italia e dell’Europa tutta.

"I nostri militari stanno facendo la loro parte, ma la guerra è gravissima. Le sanzioni non bastano, non servono le parole", commenta padre Giuliano, cappellano per l’Ucraina a Brescia. La chiesa ha aperto un conto corrente per mandare aiuti in Ucraina tramite la Caritas. Servono subito cibo, farmaci, perché ormai manca tutto. "Sono due mesi che tutti parlano, urlano, ma quando è successa l’invasione non ha risposto nessuno – racconta Svitlana – come con la Crimea 8 anni fa. Adesso è solo il nostro popolo che sta rispondendo. Hanno più coraggio i ragazzi di 19 anni che tutto il mondo. Non si può barattare la vita con i soldi".

"Le sanzioni non bastano, per la Russia l’opinione pubblica non conta – aggiunge Olena – se il distacco da Swift serve, lo si faccia. Tanti Paesi si sono detti pronti ad accogliere i nostri profughi, ma ci sono tante persone che hanno deciso di restare. Abbiamo bisogno di aiuto militare ed economico".

Federica Pacella