
Brescia, Francesco Scarcella era l’intermediario di una grossa partita di cocaina
Mancava all’appello dallo scorso 5 dicembre, da quando cioè erano finite in manette più di 25 persone - tra cui una religiosa, suor Anna Donelli - accusate a vario titolo di aver messo in piedi a Brescia una cella ‘ndranghetista germinata dalla cosca Alvaro Sant’Eufemia d’Aspromonte, autonoma dalla casa madre ma ad essa ispirata nelle condotte. Nelle scorse ore anche Francesco Scarcella, 61enne originario di Taurianova (Reggio Calabria) da tempo residente in Spagna, è stato trovato e arrestato: stava per imbarcarsi su un volo diretto in Senegal. Era latitante a Barcellona, dove è stato ammanettato dalla Mobile grazie anche a un esperto italiano per la sicurezza residente a Madrid, nell’ambito dell’operazione “Tuono“, coordinata dall’Antimafia e svolta da carabinieri, polizia e finanza con il supporto dei rispettivi servizi centrali. Francesco Scarcella nello specifico è accusato di avere fatto da intermediario con altri soggetti per il traffico di una partita di coca proveniente dalla Spagna e diretta a Brescia. Una partita per cui erano già stati pagati 300mila euro di acconto. L’indagine in questione aveva acceso i riflettori su una presunta associazione ‘ndranghetista costituita dal 62enne calabrese Stefano Terzo Tripodi e dal figlio Francesco, 40 anni, titolari di uno sfasciacarrozze e di una ditta di rottami a Flero. Il sodalizio in base alla prospettazione accusatoria “diversificava“ i reati fine, passando dalla violenza e dalle minacce all’usura e alle estorsioni, dal traffico di armi e droga, dalle ricettazioni al riciclaggio di montagne di cash generato con fatture false passando per il voto di scambio. Tripodi senior, per sua stessa ammissione "santista", dote di massimo grado nelle gerarchie sociali dei ‘picciotti’, stando alla ricostruzione della DDA e degli investigatori spadroneggiava intessendo relazioni con imprenditori, politici locali e persino appunto una suora "amica": suor Anna Donelli, 57enne cremonese volontaria nelle carceri. "Lei è una dei nostri" diceva, intercettato, Tripodi. Arrestata con l’accusa di avere dato una mano concreta e continuativa alla cosca, la religiosa si era da subito detta innocente. È stata scarcerata dal Riesame, che ha annullato i domiciliari e l’ha rimessa in libertà. Mentre ha confermato la misura cautelare e le accuse per il presunto boss. Beatrice Raspa